Giornate frenetiche e caldissime per i tre PM della Procura di Siena Nastasi, Natalini e Grosso che stanno vagliando tre filoni delicatissimi e complicatissimi, un intrico di operazioni finanziarie, incardinati su varie operazioni che portano al Monte dei Paschi. Si parte dal chiacchieratissimo acquisto di Antonveneta e lo scandalo dei derivati per arrivare ai rapporti con le collegate fra le quali si ipotizza anche il sostegno dato Mens Sana Spa e le sue operazioni con la banca. E quindi la vicenda col club cestistico potrebbe essere un capitolo a sé e distinto dall’indagine disposta dalla Procura per i pagamenti all’estero dei giocatori e il reato di “frode fiscale”.
Su quest’ultima ipotesi di reato fino ad oggi si è venuti a conoscenza di un solo caso accertato, quello di Benjamin Eze, passaporto nigeriano e italiano per matrimonio, scoperto durante un’indagine dalla Guardia di Finanza al quale seguì una grossa multa e un patteggiamento per 250 mila euro. La Fip venne messa al corrente in seguito con la segnalazione alla Comtec, l’organismo di controllo che sovrintende alla regolarità delle norme fiscali e sugli adempimenti previdenziale e tutela del lavoratore.
Come si sa, il presidente della società sportiva, in seguito dimissionario, ma riconfermato nel ruolo di executive del club dei 7 scudetti lasciando la carica di n.1 della Finanziaria della benemerita polisportiva senese che ha oltre 120 anni di vita, ha ammesso il fatto. In una dichiarazione alla Gazzetta alludendo a al “così fan tutti” ha specificato che questo tipo di operazioni su estero venivano realizzate solo per non cadere a livello di competitività rispetto ad altre nazioni con norme valutarie differenti. A tutt’oggi però il presidente e amministratore non sarebbe stato ascoltato dagli inquirenti, né si è prospettato un’ipotesi di responsabilità diretta.
Per quanto riguarda Antonveneta e derivati, il fronte più vasto e scottante, invece non sono invece mancati i colpi di scena, sequestri di beni e di patrimoni per operazioni illecite in varie parti d’Italia. Per altri fatti gli inquirenti lunedì avrebbero perquisito tutte le proprietà di 5 indagati fra cui di Antonio De Gortes, figlio del famoso fantino Aceto, e l’Enoteca Italiana, dove il ristorante gestito dal fratello Alberto
Sulla vicenda Mens Sana Basket dopo l’azione del 14 dicembre nulla è trapelato, il “Fatto Quotidiano” ha scritto di “bilanci truccati” e dato conto di un’operazione finanziaria a tre nella primavera scorsa che passa dal Monte. Siamo fermi all’operazione a tappeto della Guardia della Finanza del 14 dicembre concentratasi in quattro città, Siena, Milano, Roma e Rimini, con la perquisizione di abitazioni e uffici e sequestri di documenti giudicati interessanti. Si sente dire che i pagamenti su estero sarebbero peraltro stati bloccati fin da 3 mesi, quindi prima delle perquisizioni disposte dal magistrato.
A Siena il sopralluogo avrebbe puntato non solo negli uffici della Mens Sana Spa di viale Sclavo ma anche a cercare nella villa del presidente nella campagna senese e i luoghi dell’attività di colui che è stato l’amministratore e direttore generale. Sotto la lente degli inquirenti sarebbero anche tutti i bilanci degli ultimi anni, da quando la Fises, Finanziaria Senese di Sviluppo facente capo a Fondazione MPS, Comune, Provincia e Camera di Commercio, decise di investire entrando direttamentencome partecipata nella Mens Sana SpA che però ha sempre conservato la maggioranza e avuto un presidente interno, prima Giuseppe Ciupi, poi Roberto Morrocchi, il dott.Ferdinando Minucci e oggi il notaio Lazzeroni . Ai tempi la svolta economica-finanziaria che ha determinato la scalata ai vertici del basket italiano ed europeo fu contrastatissima all’interno della Polisportiva, con le dimissioni a metà degli Anni Novanta di 11 consiglieri e l’opposizione ferma di un revisore dei conti.
Il bilancio della Mens Sana Spa con i sette scudetti è lievitato di anno in anno e di scudetto in scudetto sfondando per la prima volta nel 2011 i 20 milioni di euro come costo d’esercizio. Il bilancio 2012, come si legge nelle visure camerali, ha registrato un aumento del costo della produzione da 20.300.804 a 21.555.154 euro con un valore della produzione di 16.576.059 in calo rispetto all’anno precedente (20.466.171). Sono aumentate le spese generali (13.101.751 contro 12.130.458) per effetto dei contratti da bigs per McCalebb e David Andersen scaricati in estate per il “peso” con la cessione al Fenerbahce, il club dove allena il suo ex Pianigiani. Sono diminuiti i ricavi di quasi 4 milioni, da 19.654.195 a 15.972.834, fatto imbarazzante per tutto il basket notare che una squadra vincente nel suo zenith sia meno appetito dagli investitori. Ma, come ho detto anche in passato, i bilanci testimoniano una gestione virtuosa, e infatti nell’ultimo anno s’è avuto un utile d’esercizio di 336.897, contro 268.445 di perdita del 2011.
Nelle ultime due stagioni è stato ridimensionato il settore giovanile che ha raggiunto ugualmente risultati brillanti, fra cui il titolo italiano Under15, e il club vanta un parco giocatori minori interessante tanto che in una sua intervista in estate il presidente dott.Minucci disse che la Mes Sana controllava più di una trentina di giocatori interessanti.
Sotto la lente d’ingrandimento gli inquirenti avrebbero adesso messo anche un’operazione conclusa meno di un anno fa, il 26 marzo 2012, della quale si è letto però solo in questi giorni e riguardante il Contratto tra Brand Management s.r.l e la Mens Sana Basket indicato nelle premesse tra MPS Banca e Brand Management srl. La Mens Sana Basket avrebbe in pratica ceduto l’utilizzo (o l’intera proprietà?) del proprio marchio di valore alla srl di Rimini (da qui il sopralluogo della Gdf anche nella città dei Malatesta) costituita con un capitale di 10.000 euro di cui Stefano Sammarini è unico socio e amministratore unico. Si tratta di una imprenditore che in passato ha fatto operazioni nel mondo nel tennis, molto vicino a Panatta, e procuratore di giocatori di tennis e di basket . Nel’atto notarile, registrato a Radda, la Brand Management srl iscritta al registo delle imprese di Rimini il 20 febbraio 2012 procurerebbe risorse pubblicitarie alla società di basket che ha un “value” alto, per questo avrebbe ottenuto un finanziamento dalla banca senese lasciando in deposito le azioni fino ad estinzione del debito in più anni. Si tratta di licenza di uso di marchio, un tipo di contratto di lease-back frequente nel mondo del calcio, in cui la Mens Sana SpA si rende garante del raggiungimento di ricavi fissato per 280 mila euro nel 2012 e 350 mila euro nel 2013. La banca avrebbe garantito a Sammarini un finanziamento per 8 milioni di euro per molti anni, contro il deposito in pegno delle quote presso la sua sede del Monte, il contratto prevedeva entro il 31 dicembre il pagamento della prima delle due rate annuali, dell’importo totale di 416672,72 (105472,74 euro di quota capitale, 311200,00 di quota interessi). Caso curioso: le ultime 3 cifre della quota capitale 472 ricordano l’anno di fondazione della banca più antica del Mondo. A proposito del marchio, la gente si chiede perché sia stato registrato a Bologna nel 2009 e finitoi a Rimini invece di rimanere a Siena.
Per finire, la vicenda è connessa anche a fatti che hanno avuto luogo a Firenze e interventi di sostegno allo sport e alla sua promozione attraverso contributi e MPS è anche sponsor del Palamandela dove ogni anno la squadra di basket senese tiene l’apertura ufficiale con una squadra di rango, mentre a Siena Denis Verdini aprì il quotidiano “Il Cittadino” che in seguito fu chiuso ma la cui testata figurava su un gruppo editoriale con sede in Umbria. Per valutare meglio queste operazioni, si segnala una collaborazione fra i magistrati di Siena e Firenze come scrive l’Ansa. Il pm Antonino Nastasi sta incontrando in procura a Firenze i colleghi toscani Luca Turco e Giuseppina Mione titolari, tra l’altro, dell’inchiesta, chiusa mesi fa, sulla banca Credito Cooperativo fiorentino che faceva capo al parlamentare Pdl Denis Verdini.
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