I Knicks simbolo della rinascita di New York

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L’amore della città ferita dall’uragano Dandy si è riversato sulla squadra di basket che ha battuto anche Dallas tornando dopo tantissimi anni al 1°posto di Atlantic Division.

Dopo aver afferrato la palla  sul ferro per un errore di Antohny e averla schiacciata, Tyson Chandler è saltato in aria, si è battuto il petto con la mano, come uno scimmione gasato scaldando il Madison che per larghi parti della gara aveva sostenuto la sua squadra al grido incessante di “defense-defense-defense). E’ stato per il centro premiato l’anno scorso come Miglior Difensore dell’anno e starter del Dream Team a Londra, ex di Dallas,  il  secondo canestro decisivo,  premiato anche con un tiro libero di bonus.

Due azioni che hanno contribuito a tenere a distanza Dallas che arrivata a 4 punti (86-90)  a 7 dalla fine ha inanellato una serie di errori di tiro e falli che hanno  marcato la differenza.  I 31 punti di Anthony  sono stati importanti, ottenuti con molti liberi grazie al mestiere della star che lavora di gomiti, sposta col braccio il difensore , è la croce e delizia di dei Knicks-vintage che sostenuti dal calendario confezionato dalla NBA  per dare un aiutino a una franchigia strategica per il successo del grande Barnum cestistico, hanno giocato la terza partita casalinga e conducono con 4 successi l’Atlantic Division.

Un anno fa i Knicks erano a pezzi, Anthony faceva la guerra a D’Antoni riuscendo ad avere la sua testa e a fare un ragalone al suo assistente, quella montagna nera di Mike Woodson che non è certo un aquila e si è coperto le spalle assecondando i due giocatori di maggior classe e che piacciono di più al pubblico. Il primo è, come detto, Melo che si reputa sua altezza reale, un po’ gioca (e quando fa sul serio è immarcabile da tutte le posizioni, aiutato anche dal fisico potente come un bulldozer) e un po’ recita.

Il secondo è JR Smith, una faccia da attore, il braccialetto di brillanti, un tiro dalla meccanica perfetta che però non ama  sacrificarsi in difesa, il Sesto Uomo ideale. Come popolarità è in crescita anche Chandler, ma senza Anthony e JR al Madison non si muove foglia, ed è stata così anche nella divertente notte cestistica della Gran Mela che si aggrappa alla sua squadra di basket  per dimenticare i disastri provocati dall’uragano Sandy, tanto che Bloomberg, il sindaco della città, ha annullato la sua famosa Maratona nonostante migliaia e migliaia di concorrenti fossero in arrivo da tutto il mondo e dato invece via libera  al basket per la partita con i campioni di Miami.

Dal di fuori è sembrava una decisione inconcepibile, con i pompieri, i volontari, gli ospedali  in emergenza e una città ferita e depressa, una decisione che LeBron James ha criticato, ma che è servita a ridare quel senso della vita e della ripresa che è proprio dello sport. Così, battuti gli arrendevoli campioni uscenti di 20 punti,  i Knicks  sono diventati in questo momento il simbolo della capacità di rinascita, e la squadra sente questa missione e torna ai vertici della NBA nonostante un impianto  di squadra che al di là dell’inizio  particolarmente favorevole, anche a dispetto delle assenze di due giocatori importanti come Stoudemire e Shumpert,   lascia perplessità sulla possibilità di vedere  quest’anno la squadra giocare per il titolo.

E’ vero che in ogni ruolo ci sono almeno due opzioni, per cui non dovrebbero esserci mai cali vistosi e crisi, ma è anche vero che l’arrivo di gloriosi vecchioni, come Jason Kidd, Marcus Camby o l’argentino Pablo Prigioni che mai avrebbe immaginato in vita sua di debuttare nella NBA a 34 anni, è un’operazione costosa e rischiosa, un lavoro sul presente, mentre il turn-over della regia  fra Felton, un onesto lavoratore senza un gran tiro e personalità, Prigioni con poco tiro e Jason Kidd a fine carriera, non depone a favore di una vera impronta di gioco. E inoltre, per almeno l’80 per cento delle squadre NBA sono meglio attrezzate in  questo reparto, dove ogni stagione   emergono ragazzi- jet  straordinari, come è stato per Derrick Rose due anni fa, poi John Wall e Holiday, Kyrie Irving  l’anno scorso e questa stagione Damian Lillard (Portland) o Waiters.

Priva del suo totem Nowitzky, Dallas è riuscita a condurre grazie ai tiri di OY Majo, una scommessa in cui  Mark Cuban, il  suo focoso proprietario, ha creduto contro tutti. L’ingresso di Kaman, altro ottimo acquisto, ha permesso alla squadra di difendere bene, e ha saputo dettare il ritmo di gara anche dopo il 3° fallo di Majo, con l’ingresso del francese Beaubois , giocatore giovane e interessante guardia lanciato dallo Cholet  che potrebbe essere fra breve  l’erede di Tony Parker . Gli alley-hoop di Felton per i lunghi hanno animato la gara,  strada facendo ha dimostrato di valere , cifre alla mano, il ruolo di starter di Ronnie Brewer, un giocatore arrivato al Madison dopo quattro stagioni a Utah e le ultime ai Bulls.

Brewer ha riempito le pause di Anthony e JR Smith, Dallas  è stata anche 8 avanti, quando è stata ripresa è ripartita con i canestri di Brandan Wright, un lungo macino di ottima scuola (North Carolina)  che ha difeso bene anche se Anthonby alternandosi con Jones. Giocatore acerbo, quasi insignificante appena uscito dall’università, con la maglia dei Warriors e dei Nets, due anni fa è arrivato a Dallas e oggi  ha più che raddoppiato le sue cifre, e 12,5 punti e 5 rimbalzi a gara significano una crescita verticale e una garanzia per i Mavs di riuscire a non pagare un prezzo troppo alto con l’assenza di Nowitky.

Orlando che era partita bene nell’immediato dopo-Howard è stata spazzata via (39 punti) in casa da Brooklyn che ha mandato a canestro ben 13 giocatori fra i quali anche gli europei Shengelia e Teletovic, i campioni di Miami ad Atlanta hanno superato l’handicap dell’assenza di Wade con una quasi tripla-doppia di LeBron I(21 punti, 112 assist e 9 rimbalzi) ed una gran partita di Chris Bosh che gioca più sotto. Boston ha perso ancora in casa dal ragazzi di  Philadelfia coi quali l’anno passato vinse a stento nei playoff, il congolese-spagnolo Sergi Ibaka ha segnato quanto Kevin Durant per battere i giovincelli di Detroit che non hanno ancora vinto una gara. Alex Shved, l’erede di Serghei Belov, si è fatto conoscere con 11 punti, 7 assist, 3 rimbalzi dal pubblico di Minnesota nella difficile gara con Indiana, Houston ha perso ancora e Harden ha tirato ancora troppo e male (4/18), con 26 punti dello sloveno Goran Dragic (e 12 e 8 rimbalzi del polacco Gortat) Phoenix  ha rimontato Detroit (conferma del rookie Waiters) e preso il posto di Steve Nash nel cuore dei tifosi.

Gallinari non si è ancora  sbloccato, contro Utah a tre quarti di gara si è capito che il tiro è ancora un problema, e anche se la sua squadra ha continuato la serie positiva, dopo quasi 3 tempi aveva segnato solo 2 canestri su 10 rendendosi  però al solito utile in altri compiti.

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Risultati (9 novembre) – Washington-Milwaukee 91-101 (22 M.Ellis; 22 B.Beal); Orlando-Brooklyn 68-107 (18 E.Moore; 15 Blatche); Boston-Philadelphia 100-196 (19 Garnett + 10 ri; 14 Rondo + 20 as; 25 E.Turner, 21 Holiday + 14 a); New York-Dallas 104-94 (31 Anthony, 9/14 tl, 22 JR Smith; 23 Mayo); Atlanta-Miami 89-95 (20 Teague + 11 as; 24 Bosh 10/1o tl, 21 Lebron + 11 ri, 9 as); Memphis-Houston 93-85 (21 Gay;  19 Parsons, 10 Asik + 13 ri); New Orleans-Charlotte 107-99 (25 R.Anderson, 21 A.Davis e 11 ri; 34 Gordon); Oklahoma-Detroit 105-94 (25 Durant + 13 ri, 25 Ibaka; 22 Drummond); Minnesota-Indiana 96-94 (18 Budinger  9/10 tl, 11 Shved+ 7 as; 29 George); Phoenix-Cleveland 107-105; Sacramento-San Antonio 86-97 (17 J.Thompson, M.Thornton; 23 Dunce + 12 ri); Denver-Utah 104-84 (15 Faried + 10 ri;  Gallinari 6 p, 2/10, 6 ri, 4 as  14 Hayward); La Lakers-Golden State 101-77 (27 K.Bryant; 14 P.Gasol + 16 ri; 18 S.Curry)

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