Niente Euroleague per Saric, il “fenomeno” diventa un caso

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Aveva firmato per 5 anni per il Caja Laboral, adesso il croato vuole giocare a Spalato ma l’ex club pretende un milione di euro e la questione è nelle mani della FIBA che farà bene anche a prestare attenzione alle opa ostili dei club italiani sui minorenni in fase di formazione.

Aveva firmato all’inizio dell’estate  un contratto di 3 milioni di euro per 5 stagioni col Caja Laboral prima di giocare gli europei U18 finiti nuovamente in un suo trionfo personale  e naturalmente  della Croazia.

Il fenomeno Dario Saric, considerato già una delle prime tre proposte europee per il draft 2013 (prima scelta, attorno al 20° posto) perché è un 2 metri e 8 che può giocare in quattro ruoli, come LeBron,  aveva infatti ottenuto tutte le garanzie per gli studi richieste dal padre al titolato club spagnolo.

Al momento della firma era parso chiaro che dovesse entrare immediatamente in prima squadra, tanto che nel contratto era stato pattuito anche un insegnante di spagnolo. Poi  il Caja Laboral, forse preoccupato dall’imbarazzo di un simile affare  in un momento generale in cui i giovani del paese sono senza lavoro, ha deciso di mandarlo prudentemente in prestito per un anno al Cibona con la sicurezza di poter contare su un coach  quale il Ct croato Repesa.

Invece Repesa ha firmato per Malaga e la panchina è stata affidata all’ex varesino Veljko Mrsic. A quel punto di è messo anche di mezzo il KK Zagabria  che ha lanciato (con successo) la scorsa stagione Saric in campionato e nell’Euroleague assicurando di vantare un altro anno di contratto. Per la liberatoria ha richiesto un milione di euro.

Da parte sua il giocatore tornato dalle recenti qualificazioni europee che l’hanno visto debuttare nella nazionale maggiore, altra felice tappa della sua carriera avvalorata da un paio di gare decisive, si è trovato in mezzo a una diatriba spinosa  attualmente oggetto di un arbitrato da parte della FIBA.

Per complicare le cose, il giocatore per non rimanere fermo il 18 settembre ha iniziato gli allenamenti con Spalato, la cittadina dalmata vicina alla nativa Sibenik,  con la quale preferirebbe giocare la prossima stagione in attesa del lancio nel Caja Laboral. C’è però chi lo vorrebbe vedere in campo col Cedevita Zagabria, il rappresentante croato di euroleague  del tutto indifferente  comunque  a una soluzione del genere. Un prestito non rientra nei progetti dell’allenatore Maljkovic. “Nessuno si metterebbe attorno a un tavolo per trattare un giocatore per un anno, con tutto il rispetto per Saric”, questa l’opinione della dirigenza del Cedevita.

Intanto Bilbao per evitare di trovarsi al centro di critiche a sfondo sociale, si rifiuta di pagare il milione di euro di buona uscita, e toccherà alla Fiba  sbrogliare la matassa.

Per evitare altri casi del genere, sarà bene che la FIBA cominci a pensare non solo una macchina da soldi e a pensare alla World Cup come quella del calcio, ma a creare una serie di norme protettive riguardanti i giovani ispirandosi a quelle della NCAA. Per evitare che i giovanissimi si trovino a essere coinvolte in storie in cui l’unico scopo è l’affare e non la tutela del giocatore e della società sempre meno invogliata a recitare la parte di vittima in stile “il ratto delle Sabine”.

E’ ormai indilazionabile un tavolo di lavoro con le federazioni nazionali, le leghe, i rappresentanti dei giocatori riconosciuti nei vari boards, per creare dei paletti che avrebbero un valore sociale e civile in tutte le aree Fiba. L’Italia, a sua volta, potrebbe portare come brutto esempio la storia dei Nas che consentono a un club professionistico di mettere un’opa ostile in qualsiasi momento su un giocatore e fargli firmare anche se in minore età un contratto.

Potrebbe raccontare qualcosa, su questo tema, la Virtus Siena che si è vista infatti scippare nel giro di un anno e mezzo i due migliori prospetti, Matteò Imbrò e Tessitori. E  oltre al danno anche la beffa, e non solo per un risarcimento inadeguato al costo dell’istruzione del giocatore. La trattativa ha creato anche  turbative evidenti non solo ai giocatori, ma anche ai programmi della squadra, leggasi le  due retrocessioni. E poi, giro la domanda alla Fip cui spetta la tutela alta in senso sociale oltre che sportivo dei giovani giocatori: è giusto obbligare un ragazzo sotto i 18 anni a firmare un contratto che può essere cruciale per la sua carriera e la sua vita e  permettere ai club di acquirenti di cederlo in prestito?.

Questa ritualità “selvaggia” (nel senso di un puro concetto mercantile) purtroppo fa nascere strane idee. Possibile, si chieda la gente, che un club sborsi dei soldi per mandare il giocatore in prestito a una società amica, quindi a vantaggio di altri?. Vista da un’altra angolazione si potrebbe anche supporre un’operazione di… “sabotaggio”. Appunto lo scenario delle cosiddette “opa ostili” dei mercati finanziari. Vogliamo sempre più che lo sport diventi ragioni come la finanza, fra budget, leasing,loaning,  doppia partita, contratti d’immagine?.

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