NBA: continua il Parker-show e la favola del “cinese” Lin

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Continua la serie strepitosa di Tony Parker, uomo della settimana passata che prosegue a livelli stellari (18 punti con New Orleans, 42 con Oklahoma, 21 a Memphis, 37 mercoledì  notte  a Filadelfia con 12/24, 13/13 ai liberi, 8 assist, 3 rimbalzi in 38 minuti) e continua anche la favola di “Linsanity” come è stato ribattezzato Jeremy Lin, di origine cinese-taiwanese, per aver guarito i Knicks che senza  i bigs Anthony (stiramento inguinale) e Stoudemire (per la morte del fratello) hanno vinto a Washington con 23 punti,9/14, 10 assist della guardia e studente modello di Harvard.

Peccato che Lin sia ancora sulla corda,perché nonostante con suo ingresso nel quintetto per l’infortunio di Laundry Fields e l’assenza di Baron Davis, i registi titolari, e  86 punti nele ultime 3 partite (25 coi Nets, 28 con Utah, 23 nell’ultima) dovrà aspettare fino a venerdì per sapere se i Knicks  gli offriranno un contratto per tutta la stagione. Guardandosi indietro, ha paura di patire un’altra delusione anche se è diventato l’idolo del Madison che, sappiamo, ama gli under dog (i perdenti o meglio dire i giocatori sfortunati ma  bravi e simpatici).

Ignorato dai draft, nel 2010 riuscì  a 21 anni a strappare un contratto ai Golden State, vicino casa  sua a Palo Alto, dove non riuscì a emergere, passò nella D-League, tornò nella NBA con un contratto a gettone coi Dallas Mavericks che dopo 5 gare con cifre interessanti (9,8 punti, 3,2 rimbalzi ed 1,8 assist di media) non lo confermarono e tornò nella Lega minore fino a quando non è arrivata, a sorpresa, la chiamata dei Knicks per i molti infortuni e la semidelusione del lancio della matricola Shumpert che peraltro aveva iniziato benissimo la stagione.

Turno favorevole  alle squadre in trasferta, con 7 vittorie su 11, la più significativa è certamente quella   di San Antonio a Filadelfia che deve abbassare la cresta dopo essere salita al 4° posto nel ranking. San Antonio è la squadra del momento, con la miglior striscia vincente (6 su 6) e ha cominciato a vincere anche in trasferta (5/8), ha perso 1 sola partita in casa, e fra pochi giorni recuperarà Manu Ginobili fermo da un mese per la frattura della mano sinistra.

Senza Kevin Love che ha scontato la seconda giornata di squalifica per aver calpestato Luis Scola a terra, Minnesota non è riuscita a vincere a Memphis che riprende vitalità dopo una serie di sconfitte, Atlanta ha fermato i Pacers protagonisti del miglior avvio degli ultimi 8 anni di Indiana,  Houston dopo aver vinto a Minneapolis ha fatto cassa anche a Portland. Per quanto riguarda le bigs, Chicago ha toccato le 22 vittorie a New Orleans che ha segnato solo 67 punti e ne ha presi 23 di scarto con una buona partita di Marco Belinelli (13 punti, 4/9, 1/1 da 3, 2 assist, 2 rimbalzi)  confermato in quintetto. Derrick Rose non ha infierito limitandosi a giocare mezza partita dedicandosi alla squadra (che ha recuperato Luol deng), da qui 6 punti, 3 canestri sui soli 5 tentativi,  5 rimbalzi, 6 assist.

Orlando ha superato la serie nera battendo nel derby Miami di 13 punti,  il gigante è stato Dwight Howard con 25 punti e 24 rimbalzi (tirando bene anche i liberi, 7/10 più 4 assist e 3 recuperi!),  Dwayne Wade tornato al top  ha detto 33, a LeBron non riesce il sorpasso di Bryant come capocannoniere (29 di media) in una sera-no di tiro (5/15) compensata però con 10 assist e 6 rimbalzi per cui non viene scalfita la sua aureola di MVP di questo primo mese e mezzo di Short-NBA.

Senza Gallinari, quarta sconfitta consecutiva, cosa che non accadeva dal 2006, nella bella stagione dei Nuggets che a Denver hanno segnato il passo 5 volte nelle ultime 6 gare. Stavolta George Karl, con la squadra decimata (ancora assente Corey Brewer per la morte del padre, indisponibili invece Mozgov e il Gallo) non ha azzeccato il quintetto contro i campioni di Dallas trascinati da Nowitzky rimesso a nuovo (25 punti, 9 rimbalzi, 3 assist per il totem tedesco). Deludenti “supertattoo” Andersen (2 punti) come centro  e ancor peggio nel ruolo di Gallinari  la guardia Stove (zero punti, nessun tiro). Denver ha  recupero poi con la panchina (17 di Rudy Fernandez) più prolifica dei titolari (49 punti a 46). Senza il nostro Gallo in stampelle, con un mese di recupero per la brutta distorsione della caviglia sinistra e una microfrattura pregressa, Denver dovrà  soffrire per mantenere le attuali posizioni.

Intanto ha creato un sacco di polemiche la decisione dell’arbitro di giudicare irregolare la stoppata siderale su LaMarcus Aldridge nell’ultimo tiro di Durant in entrata che ha permesso a Oklahoma di andare al supplementare e vincere poi 107-111. La NBA ha ammesso l’errore, ma non era previsto l’istant replay  che forse dovrebbe essere adottato fin dalla regular season, visto gli interessi in ballo. Oklahoma ringrazia, il fischio è stato 100 volte grave perché è stato preso dall’abitro a centrocampo. Chiamate così, fortunatamente, non succedono solo in Italia.

Risultati mercoledì 8 febbraio: Toronto-Milwaukee 99-105, Filadelfia-San Antonio 90-100, Washington-New York 93-107, Orlando-Miami 102-89, Cleveland-Clippers 99-92, NJ Nets-Detroit 92-99, Atlanta-Indiana 97-87, Memphis-Minnesota 85-80, New Orleans-Chicago 67-90, Denver-Dallas 95-105, Portland-Houston 96-103

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