Nba Chris Paul strega i Lakers, bis dei Clippers nel superderby

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Con Chris Paul in veste di ingegnere, pontiere, demolitore i Clippers sono più forti in questo momento dei Lakers, come ha riconosciuto Koby Bryant che li pronostica per l’anello e i cui 38 punti (e 5 recuperi) sono solo serviti a recuperare nel quarto tempo un ritardo di 19 punti. I Lakers sono arrivati a 2 punti a 1’29” dalla fine (99-97), ma il genio della lampada Chris Paul come nella finale del Dream Team di Londra ha preso in mano la squadra e segnato dalla lunetta i punti per sancire una superiorità netta in questo superderby che, scherzi del destino, aveva come rivali due ex idoli della Benetton, Vinnie Del Negro amatissimo giocatore e Mike D’Antoni alle prime esperienze come coach vincente prima di sbarcare nella NBA e provare , viste le sue vicissitudini, quanto sia vero e crudele l’aforisma che dice:

“Se Dio vuole punire qualcuno esaudisce i suoi desideri”.

Il desiderio di ogni allenatore è allenare i Knicks e i Lakers, ma  l’anno bisestile 2012 per lui è stato beffardo, a marzo Carmelo Anthony ha chiesto e ottenuto la sua testa e a stagione iniziata quando ancora  non s’era rimesso da un’operazione al ginocchio è stato chiamato dal Lakers,  contrariamente ai desideri dei fan che volevano il   ritorno di Phil Jackson grazie all’amicizia con Kobe Bryant che ha piena libertà di fare quello che vuole, meglio due tiri in più che uno in meno.

I Lakers avevano due sogni nel cassetto per tornare ad essere i “Favolosi Lakers” di Magic Johnson: Howard e Chris Paul, il progetto costosissimo è rimasto incompiuto perché Superman vale meno, come valore intrinseco del genio della lampada, ma  la famiglia Buss ha pensato  che bastasse Steve Nash che con tutto il rispetto è un play stile vintage  e non potrà mai, come il più giovane collega, caricarsi la squadra sulle spalle e segnare dentro l’area affollata di giganti o prendersi un fallo.

 Quando due anni fa David Stern che gestiva New Orleans, squadra finanziata dalla coperativa dei 29  proprietari della NBA, decise di cedere Paul ai Clippers di David Sterling, un amico di una delle potenti lobby, in molti storsero il naso perché i Velieri erano una squadra di bassa classifica, senza tradizione. E’ stata invece una gran mossa, pensate voi se il nostro presidente di lega decidesse di mandare altrove un giocatore desiderato dal senese dottor Minucci, sin troverebbe sul ciglio della strada da un giorno all’altro dopo aver guadagnato 1 milione e 50 mila euro in tre stagioni. Altro mondo, povera Italia anche e soprattutto nel basket che 20-30 anni fa era il fenomeno sociologico più interessante, distrutto dalla politica e dalla burocrazia e dalla inadeguata competenza, in omaggio alla cosiddetta  Legge di Murphy  che dice, ricordo, che ognuno sale al proprio livello di incompetenza.

I Clippers sono stati in testa dall’inizio alla fine, dopo 2 sconfitte questo match era delicato tanto che si è giocato soprattutto a livello di quintetti, Mike D’Antoni forse aveva solo una chance muovendo di più la panchina perché oltre a Billups i Clippers non potevano mandare in campo Jamal Crawford, il  Sesto Uomo- match winner, ma i 27 punti di Jody Meeks e i 13 di Jordan Hill, che si è infortunato,  sono stati inferiori ai 30 dei vari Odom, Barnes, Turiaf, Bledsoe. Lamar Odom, soprattutto, ex Lakers inconsolabile per un annoi e mezzo, mandato addirittura in D Legue da Dallas, è stato decisivo segnando i pochi canestri che doveva, difendendo, prendendo rimbalzi e le sue 3 stoppate hanno avuto un impatto importante, e dunque è merito anche suo se i Clippers hanno dominato dentro l’area (52 punti contro 36) e ai rimbalzi (47 contro 36) contro la formazione di Superman che quando arriva davanti alla telecamera è talmente smisurato che hai paura di trovartelo dentro casa.

Mike D’Antoni ha forse perso definitivamente Paul Gasol (2 punti, 4 rimbalzi, un giocatore spento), World Peace è quello che è, discontinuo, Nash è il play degli anni della musica country che piace tanto a Dan Peterson e ai cinquantenni di san Babila, e dopo la lezione di Melo Anthony si tiene buono Koby Bryant  poerchè nessuno discute uno che segna più di 30 punti tutte le partite e nella votazione dell’All Star Game ha avuto  1 milione e 700 mila preferenze, 600 mila in più di un certo LeBron James.

Vediamo se tornato sotto il 50% di vittorie, con 3 sconfitte su 4 nelle ultime uscite, lo 0-2 coi Clippers nei confronti diretti,  e con i Lakers solo al 19° posto (15-17, esattamente lo stesso bilancio dei Boston che sono tornati a vincere ma rimangono a corta incollatura dei losangelini  la delusione della stagione), cambierà qualcosa, o si vivrà nella speranza che ciascun campione possa assurgere al suo potenziale per logica di natura o senso di responsabilità.

Se Atene piange, Sparta non ride, e Miami che ha scricchiolato  più volte e spesso ha vinto di riffa e di raffa in rimonta ha perso nettamente in casa, dominata  ai Bulls ai rimbalzi 27-48, 21 in meno, da Boozer, Noah e anche Butler che fisicamente più forte di Belinelli  ha fatto scalare di un posto l’azzurro  che pure ha contribuito nei 17 minuti, con 7 punti, al vantaggio di 22-14 della panchina contro Miami che per ora si mantiene in linea di galleggiamento. Chicago che ha aggregato Derrick Rose, la sua star, reduce dalla ricostruzione del crociato,  approfittando del ko di Indiana  è passata al comando della Central Division (18/13) con un mercato estivo risparmioso e vincendo, come sua tradizione, più fuori casa (9/5) che all’United Center  (9/8).

Approfittando dell’assenza del suo pilastro Zach Randolp, con fratello di Gasol lontano dal rendimento dell’anno passato Portland ha vinto a Memphis e si è portata al 2° posto (17/15, 53%) superando Denver (18/16, 52,9%) nella divisione più agguerrita, quella dei Thunder, la prima del ranking (25/7, 78,1%)  dove l’ultima ,Utah, è sopra al 50% , vale a dire davanti ai Lakers che dovevano far tremare il mondo e ai Boston. Attenti anche a Sacramento, Cousins ha rimesso il capo sul collo e con il record stagionale di 31 punti e quello di rimbalzi (20) eguagliato in carriera, ha vinto a Toronto che cercava la vittoria n.9 sulle ultime 10, ma sarà un caso che quando Lowry fa bottino (24 punti) la squadra non vince, mentre continua è calato un silenzio tombale sul caso Bargnani. Forse è meglio aspettare che le acque si calmino, se non cambia lui il modo di giocare, la squadra lo scambierà ma chi vuole un giocatore che fisicamente non ha la corazza da fighter, e un contratto da 50 milioni non sono una bazzecola.

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Risultati 4 venerdì 4 dicembre: Toronto-Sacramento 96-105 (24 Lowry, 20 A.Anderson, 11 E.Davis + 13 r; 31 Cousins + 20 r, 20 Salmons); Washington-Brooklyn 113-115 (24 Beal; 27 Br.Lopez + 13, 24 D.Williams + 10 as); Charlotte-Cleveland 104-106 (27 B.Gordon; 33 Irving, 19 T.Thompson + 13 r); Boston-Indiana 94-75 (18 Garnett; 19 T.Handsbrough ,10 D.West + 10 r); Oklahoma-Filadelfia 109-85 (27 Westbrook, 26 Durant, 9/10 tl, 15r Ibaka + 10 r; 21 N.Young, 15 Holiday + 9 r);  Miami-Chicago 86-94 (30  L.James , 13/16 tl; 27 C.Boozer + 12 r, 13 Noah + 12 r, 7 Belinelli, 3/8, 1/3,  17’); Detroit-Atlanta  85-84 (20 A.Daye., 18 G.Monroe + 9 r, 10 Maxiell + 10 r; 20 J.Smith, 18 Horford + 15 r); Memphis-Portland 84-86 (23 Speights + 13; 21 W.Matthews, 19 JJ Hickson + 11 r, 15 Aldridge + 12 r); Milwaukee-Houston 101-115 (16 B.Jennings, 11 J.Henson + 15 r; 29 J.Harden, 20 Delfino); Utah-Phoenix 87-80 (21 A.Jefferson, 19 Millsap + 10 r; 18 Gortat + 11 r, 17 G.Dragic); LA Clippers-LA Lakers 107-102 (30 Paul, 7/7 tl, 13 as, 24 B.Griffin; 38 K.Bryant + 5 rec, 21 D.Howard + 15 r, 12 Nash + 10 as)

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