Nba Belinelli sfiora l’impresa a Indianapolis

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Grazie al suo totem, il King James del basket, Miami è riuscita a vincere a New York in una partita nella quale si è trovata sotto di 16 punti (59-53)  contro i Knicks fin quando ai padroni del Madison   riusciva tutto facile.  Melo Anthony in stato di grazia, 24 punti, 13 liberi su 14, assist a cucchiaio per Chandler, con la reazione incredibile, da grande campione, di Jason Kidd  con 4 bombe su 4 14$ punti nella sera in cui coach Woodson ha  avuto l’infelice idea  di mettere in quintetto White, ex di Sassari e Pesaro, disastroso – poveretto –  al pari della figuraccia nella gara delle schiacciate di Houston. Da parte sua  Jr Smith ha padellato dall’arco salvandosi però con 12 rimbalzi per la seconda gara consecutiva.

Sul taccuino, alla fine del primo tempo avevo annotato tre domande: 1) riuscirà New York a tenere per tutta la gara questa intensità in difesa e nella circolazione di palla, anche per via dell’età  e in particolare di Kidd?, 2) Anthony non si farà prendere la mano dal suo talento, e dal narcisismo di aver dominato LeBron?, 3) LeBron accetterà di uscire con le ossa rotte, e Miami difenderà meglio?

La riposte sono state le seguenti:  le cicale newyorkesi sono rimaste vittime della loro facilità di gioco, hanno mancato di umiltà e coach Woodson non merita una panchina come quella dei Knicks.  Questo perché non ha provato a giocare con Chandler e Stoudemire per dominare i rimbalzi, non ha studiato una marcatura speciale per LeBron quando ha cominciato a imperversare, si è dimenticato in panchina Felton e Prigioni quando poteva tenere alto il ritmo nella ripresa, non ha utilizzato i time out per riorganizzare il gioco.

E a 10 minuti dalla fine quando Miami con 3 bombe, 2 di LeBroin e 1 di Wade ha recuperato ed è andata avanti 82-85 ,  lo sguardo allocchito,  ha subito la situazione, non ha strigliato Anthony esortandolo a  prendere in mano la situazione,  provare a giocare in uno contro uno, ha risparmiato i campioni che hanno così vinto la 14esima gara consecutiva col solito trio e il  contributo decisivo anche di  Wade e Bosh e del triplista  Shane Battier con 4 su 4.

Alla fine, LeBron si è assiso a imperatore e vinto nettamente il duello con Anthony facendo sentire il suo peso ai rimbalzi, nella marcatura, nel playmaking, nel sostegno ai compagni. Ai microfoni ha ribadito un concetto aureo: “Dobbiamo essere competitivi al massimo se vogliamo vincere ogni partita e anche il titolo”.

ESPN ha mostrato il replay del pugno di rabbia di Thibodeau sul tavolo, roba da fratturarsi la mano. Non si è dato pace per le  due occasioni perse nel finale. La fortuna non è stata alleata dei Bulls che oltre a indugiare sul rientro di Derrick Rose il quale ormai da circa un mese partecipa quasi sempre al riscaldamento della squadra ma poi si riveste, non avevano Tai Gibson, Rip Hamilton e Hinrich che da due settimane fa dentro e fuori per un’infezione al gomito. E nonostante la serata-no del suo pilastro Carlos Boozer (6 punti, 3/9) e dell’All Star Luol Deng (5/13, 1 tripla su 5) che nel tentativo di recuperare  la palla e non cadere per terra  ha toccato da dietro George Hill consentendogli di tirare i due liberi del sorpasso a 51” dalla fine di un match di grande intensità. Poi c’è una disattenzione nel rimbalzo in attacco punita da David West  che sbaglia un tiro corto riprende il rimbalzo e segna per il + 5.  Ma la carica nervosa dei Bulls non si è ancora esaurita,  Marco Belinelli  iniziata la gara come guardia finisce per giocare  play e se la cava bene non avendo Nate Robinson senso del ritmo e della misura tanto che il suo coach rischia, con buon esito anche, lo juniores Marquis Teague (e assist).

Il guerriero Noah passa la palla a  Butler invitandolo al tiro rapido, Jimmy gambetorte segna da 3 per il 95-92, 20 punti totali per il giovane talento, una scelta vincente del club. A 12” Hill va in lunetta per chiudere, sbaglia i due libri , rimbalzo di Noah che chiama time out. Rimessa, Belinelli forse precipita il tiro da 3 del possibile pareggio.

Per l’affascinante Doris Burke, biondissima commentatrice  di Espn che  Rai o da La7 potrebbero scritturare per le telecronache dalla Spaghetti League dove commenti come questi sono banditi,  Marco doveva fare un  passaggio in più. Comunque i Bulls hanno un’altra occasione, l’attacco indugia, palla persa, la gara finisce con due liberi di West sul quale, sempre la Burke,  racconta che è il leader dello spogliatoio e l’ago della bilancia tecnico di questa stagione con una media di 17,4 punti. Ai Bulls ne segna ben 29, 12 in più, e trova la via spianata dai problemi fisici di Boozer l’unico ad avere i muscoli per fermarlo.

Il sempre più barbuto Belinelli  ha nuovamente toccato i 20 punti, miglior cecchino della sua squadra fino all’ultimo minuto, da guardia è stato  micidiale (4 bombe su 5, top dell’anno) mentre come play nel  convulso finale la squadra non ha avuto molta fiducia ma è vero anche che si trovava in una situazione insolita e non poteva dire: fermi tutti, qua decido io. Inoltre è stato in campo quasi 45 minuti su 48, ,la stanchezza c’era, davvero l’eroe sfortunato della gara di Indianapolis che i Pacers, una formazione atletica, spumeggiante, che deve recuperare Danny Granger per poter sperare di contendere il titolo dell’Est a Miami  hanno vinto  confermando il secondo posto nella conference  e il sorpasso sui Knicks che potrebbe valere moltissimo se confermato alla fine della regular season, perché determinerebbe il possibile contro in semifinale fra Knicks e Heat.

I Bulls dopo aver battuto nettamente Brooklyn nella precedente gara risalendo al 5° posto erano del tutto intenzionati a dimostrare di essere la squadra capace di vincere su ogni campo, tanto che nonostante la sconfitta sono al 2° posto(17-12) con una vittoria in meno (17-11) della formazione del tanto decantato LeBron. Avessero vinto, sarebbero stati loro i primi.

Houston ha spazzato via Dallas con 33 punti di differenza, interessante l’innesto nel quintetto della matricola Donatas Motiejunas, talentuoso gigante ex Benetton, al posto di Patterson ceduto per questa opzione riguardante un nuovo assetto della squadra decisa ad arrivare ai playoff anche se i Lakers non si danno per vinti e sono arrivati per la prima volta al 50% di vittorie  (30-30) battendo in casa la spinosa Atlanta, quarta squadra dell’Est, con due canestri finali molto discussi, e l’indecisione di Josh Smith sulla palla del successo. Howard di gara in gara mostra carenze tecniche, su una finta e  entrata di Josh Smith è rimasto sulle ginocchia. Vibrante Kobe, due missioni aria-aria esplosivi, i canestri della vittoria, il cuore dei Laker dell’antico damerino Nash, Buss si rivolta nella tonba se non arriva ai playoff e di lassù disereda i 6 figli che avranno difficoltà a emulare il suo successo.

Nel big match della giornata è mancato a Paul, il genio della regia, il graffio per battere Oklahoma legata al rendimento altissimo di Durant e Russell che hanno migliorato le loro cifre rispetto alla stagione scorsa, probabile si ritrovino di fronte in semifinale o finale della West Conference Spur permettendo.  All’indomani della brutta notizia dell’infortunio alla caviglia di Tony Parker, uno dei top ten della lega  (21,7 punti col 53% e 7,6 assist)  e al quale i tromboni della FIBA con le loro giurie ignoranti hanno negato il premio di Europeo dell’anno –  dandolo in compenso all’algido Kirilenko che ha perso l’Euroleague e giocato la partita decisiva con la Spagna alle Olimpiadi –  gli Spurs hanno mandato al tappeto Detroit: 39 punti di scarto, con  13 giocatori tutti a canestro.

A sorpresa Gregg  Popovich  ha chiamato dalla D-League e schierato come play titolare Corey Joseph, il canadesino della regia, prima scelta due anni fa e sul quale ha lavorato l’italiano Renato Pasquali durante il torneo pre-olimpiuco. Joseph se l’è cavata benino, per tutto il prossimo mese il compito ricadrà anche sull’aborigeno Patty Mills e la matricola francese DeColo. La leadership adesso passa a Ginobili che ha segnato 17 punti in 12 minuti, forse è l’ultima occasione che si presenta ai 3 vincitori dell’anello, e non vogliono farsela sfuggire. Ginobili e Duncan sono vicini al capolinea, anche se il loro impatto è determinante come la panchina lunga che anche in questa occasione è arrivata a quasi 50 punti.

La nobiltate definitiva dei Knicks si parrà nella prossima settimana, con 3 trasferte a Cleveland (stanotte), Detroit (mercoledì) e lunedì 11 a Oakland coi Warriors e in casa il big match di giovedì 7e sabato 9 con Oklahoma  e Utah che, sappiamo, con l’infortunio alla caviglia della sua coppia d’oro Jefferson-Millsap ha lanciato con successo (22 punti e 22 rimbalzi) il gigante turco nato in Svizzera  Eneas Kanter, figlio di un luminare della medicina, che due anni fa ha avuto la miglior scelta europea, n,.3, davanti a Jonas Valanciunas.

Il suo fisico fa paura, due braccia levate alla terra, per questo l’hanno soprannominato Il Becchino. Da parte sua Memphis non molla il 4° posto 39-19) che fa gola anche a denver (38-22) , ha venduto pezzi importanti come Rudy Gay  per alleggerire il budget ma ha fatto buoni affari e priva di Zach Randolph, l’architrave, ha vinto facile a Orlando grazie a Marc Gasol che si è segnalato come uno dei migliori della giornata negli assist (11 oltre a 12 punti), nel passaggio creativo del fratello dei Lakers di cui è prossimo, si sente dire, l’ingresso nella Hal of Fame.

Risultati domenica 3 marzo : New York-Miami  93-99 (32  C.Anthony, 9/19, T3 1/3, tl.13/14, 2 r, 3 a, 1 pe, 14 Kidd, 5/7, T3 4/5, 13 JR Smith + 12 r, 5/18, T3 3/14, 0 Novak, T3 0/3; 29 L.James + 11 r, 12/23, T3 2/6, tl 3/6, 7 a, 3 rec, 1 st, 20 Wade 8/16, 8 r, 8 a, 16 Bosh, 12 Battier, T3 4/4);

LA Clippers-Oklahoma 104-108 (26 Paul, 8/12, tl 9/9, T3 1/6, 6 r, 8 a, 4 rec, 20 Griffin, 9 r, 5 a, 6 f, 20 Jam.Crawford, 7/13, T3 4/5, 4 a;35 Durant, 10-25, T3 3/8, tl 12/15, 9 r, 4 a, 29 Westbrook + 10 as, 11/29, T3 0/2, tl 7/10, 6 r, 16 Ibaka, 7/9;   perse 20-13, rimb 41-38, tl 19-22, 25-34, panchina 40-17; Washington-Filadelfia 90-87 (16 Wall, 7/12, 6 r, 6 a, 16 M.Webster, T3 3/5, 12 Okafor + 16 r; 15 D.Wright, T3 3/6, 14 S.Hawes + 11 r, 1 Holiday, 4/9, T3 2/3, 11 E.Turner + 10 r. 4/13); Orlando-Memphis 82-108 (12 E.Moore, 4/10, 12 A.Nicholson, 4/6, 12 Afflalo, 2/6, T3 0/3, tl 8/8, 6 Vucevic, 3/7, 2 r; 14 Prince, , 6/12, T3 2/3, 12 M.Gasol + 11 a, 10 Ed Davis + 10 r, 5/6; ng. Z.Randolp); Sacramento-Charlotte 119-83 (22 Salmons, T3 5/10, 18 J.Thompson + 14 r, 6/8, 18 M.Thornton, 7/11; G.Henderson, 4/9, 14 B.Mullens, 5/11, T3 2/5, 4 Session, 0/5, 3 B.Gordon 1/5; rimbalzi 61-30, assist 26-20); Houston-Dallas 136-103 (32 C.Parsons, 12/13, T3 6/7, 21 Harden, 5/10, T3 4/8, 21 Lin, 8/14, 9 a, 10 Asik + 10 r, 4/6, 8 Mottiejunas, 3/6, 8 r, 30’; 18 Mayo, 6/9, 14 Marion 6/13, 8 r, 8 Nowitzki, 2/8, 4 r); San Antonio-Detroit 114-75 (17 Ginobili, 6/8, T3 ¾, 16 Duncan + 11 r, 16 D.Greden; 16 G.Monroe, 8 r, 14 Calderon, 6/10, T3 2/3, 3 r, 2 a, 10 Villanueva + 10 r, 4/10); Indiana-Chicago 97-92 (31 D.West, 11/18, tl 9/9, 7 r, 21 G.Hill, 6/6, T3 3/3, tl 6/10, 6 r, 5 a, 18 R.Hibbert + 10 r, 10 P.George + 10 r, 4/14, T3 2/5, 6 r; 20 Belinelli, 8/17, T3 4/5, 5 as, 44’53, 20 J.Butler, 6/11, T3 3/5, 14 Noah + 10 r, 5 a, 15 Deng, 5/13, T3 1/5, 6 Boozer, 3/9, 6 Robinson, 2/6, 0/1, ng. Gibson,Hinrich, R.Hamilton); LA Lakers-Atlanta 99-98 (34 K.Bryant, 13/27, t3 2/5, TL 6/8, 6 R, 4 A, 5 pe, 15 Nash + 10 a, 6/12, 5 per, 11 Howard + 15 r, 6/12, 5 pe; 24 Horford, 19 , 19 Josh Smith, 7 r, 7 a, 16 Korver, 16 Ish Johnson; perse 21-14, rimbalzi 43-36, assist 21-34, stoppate 1/-8

 

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