Geno Auriemma, paisà d’oro del Dream Team femminile

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Tracce di sangue italiano grazie al coach di Montella (Avellino) e la tiratrice Diana Taurasi  nel Dream Team femminile che ha trionfato a Londra con 5° successo consecutivo.

Nell’Olimpiade femminile rientrata, sfiorando la favole di Cenerentola,  dopo una lunga assenza  la Francia di Celine Dumerc dopo una lunga assenza,  raccolto  altri consensi e simpatie l’Australia con quella gran donna, in tutti i sensi, di Lauren Jackson,  e deluso la Russia  versione glamour, solo una tigre patinata, è bello ascoltare palpiti italiani nelle Wonderwomen  americane al quinto titolo consecutivo.

Si è festeggiato sabato notte anche in alcune case di Montella, la cittadina  avellinese della castagna, per  il trionfo del Dream Team femminile che presenta preziosissime (e generosissime)  tracce di sangue italiano.

Lo dice il  nome e cognome di Diana Taurasi, la cecchina della squadra, e di Geno (leggi Gino) Auriemma che  piccolino, oltre 50 anni fa lascò   il paesino campano al seguito della  famiglia di emigranti puntando su  Norristown , centro della verdissima Pennsylvania.

Sulla scia della leggendaria  Anne Donovan che ha chiuso a Pechino,  ha vinto il quinto titolo consecutivo –  che fa della squadra americana un Dream Team leggendario –  quel fustaccione di Gino Auriemma  sempre ben azzimato, come quei mammasantissima dei film tratti dai libri di Mario Puzu quando escono dal barbiere, la mascella volitiva (cioè quadrata). Di lui mi aveva parlato per la prima volta con entusiasmo tanti anni fa il professor Nico Messina, non lontanamente parente dal Messina Etttore siciliano. Parlo del  Messina di Potenza  scelto da Giovanni Borghi per  rinnovare l’Ignis, e al quale si deve la costruzione della squadra italiana più famosa col Simmenthal  lanciando  in squadra un ragazzo di 17 anni, un certo Dino Meneghin. E  portando l’esperienza del potenziamento muscolare andando a visitare negli States  i guru  del basket di origine italiana, Carlesimo, Carnesecca, Pitino, Jerry Colangelo (oggi il presidente della Federbasket Usa) e il povero Richard Percudani.

Mi raccontò che  Geno era veloce di cervello e spiritoso, con una battuta in vernacolo sistemava ogni cosa e aveva l’ambizione di  un figlio di emigrante italiano, più forte per riscattare i sacrifici della fdamiglia. Geno fece le sue prime esperienze al college cattolico di St.Joseph diventando poi famosissimo quale allenatore di squadre femminile tanto da entrare, titolo dopo titolo, nella Hall of Fame del basket mondiale pur essendo ancora in attività. Mica come in Italia, che i premi e i riconoscimenti ti arrivano quando sei già  avvolto dal  sonno eterno.

Peccato che mesi fa sui giornali sia saltata fuori una storia di presunta aggressione sessuale che lo riguardava,  tipo quella più famosa del politico francese. Lui  però non è  mai stato arrestato, ha rigettato le fase accuse della body guard  di colore che l’ha citato in tribunale  raccontando di essere stata portata in una stanza d’albergo  durante una trasferta in Russia, dove operava nel servizio di sicurezza, e aver respinto le pesanti avances sessuali.  Fermatesi al tentativo di un bacio.

Tutta la gente è stata dalla parte di Geno, nessuno  mai ha messo in discussione il suo sacrosanto  diritto a guidare la  “sua” squadra olimpica, sia per il riconosciuto  valore del tecnico che colleziona titoli (ben 5 e 11 finali) con U-Conn, l’università del Connecticut, il ruolo di responsabile tecnico del settore nazionale e quell’impasto di buon senso e umanità utile che piace a chi lavora con lui.

Le squadre Usa non sono più come una volta che cambiano ad ogni manifestazione, e come Jordan ha vinto due Olimpiadi, la prima  da collegiale appena uscito da North Carolina e poi star dei Bulls nel ‘92, o LeBron James e Melo Anthony hanno giocato nel  brutto Dream Team di Atene, anche la squadra femminile è diventata “seriale”. Anche perché sostenuta  e quindi vetrina di lusso dalla WNBA, un buon investimento da parte della Lega Professionistica per accrescere la sua popolarità , come  dimostrato anche  David Stern in tribuna alle partite finali.

Della squadra di Pechino, Geno ha confermato il nucleo base,  Sue Bird  play d’acciao, la scattante Diana Taurasi e le “pantere nere” , una uguale all’altra, atleticamente e tecnicamente perfette, vale a dire le varie  Catchings, Augustus, Fowler, Jones e su tutte  lei, Candace Parker, la divina, la Venere Nera” di Chicago, capace di segnare 21 punti, uno al minuto, e con 13 rimbalzi.

Nessun grado di parentela con Tony Parker,  lei è la sorella minore di Anthony Parker dei Cavs e moglie  (felice con una bambina) di uno dei tanti Williams dei Brooklyn Nets (non Deron, play del Dream Team), tifosa dei Bulls e sostenitrice del  suo concittadino Barack Obama. E’ la prima giocatrice, scrivono, che abbia portato la spettacolare schiacciata nel campionato universitario. Quindi anche un’icona del progresso del basket oltre che del talento e del glamour.

A meno che il  prosieguo del processo presso la corte di New York riguardante  Auriemma non nasconda qualche sorpresa, a meno che lui stesso,  come gran capo, desideri passare la mano,  la  conferma del “Paisà d’oro” è confermata per le prossime Olimpiadi e i mondiali 2014.

Il torneo femminile come in nessun’altra disciplina a squadre  è  da anni un feudo inviolabile delle americane. Dopo il 2° posto di Montreal e l’assenza a Mosca per il boicottaggio anti-Urss,  hanno vinto  a Los Angeles Seul e  ininterrottamente dall’84 ad oggi salvo la parentesi di Barcellona quando il  Csi, la formazione delle 13  Repubbliche Sovietiche  in attesa della separazione  ufficiale, vinse l’ultimo oro europeo.

Considerando l’infortunio Usa maschile di Atene,   da 20 anni il vero Dream Team  americano è al femminile. E Geno  dal capello fulvo  e laccato, il profumo di acqua di colonia può andare fiero di aver firmato il tocco finale battendo le francesi  con lo scarto-record di 35 punti . Una partita perfetta, come se in campo invece di queste splendide atlete che vincerebbero medaglie d’oro anche in atletica leggera ci fosse una delle migliori formazioni di college maschile. E’ un basket che sembra musica corale frutto di tecnica, motivazioni, individualità.

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°Classifica finale: 1 Usa, 2 Francia, 3 Australia, 4 Russia, 5 Turchia, 6 Cina, 7 Rep.Ceka, 8 Canada, 9 Brasile, 10 Croazia, 11 Gran Bretagna, 12 Angola.
°Scarti Usa nelle  finali ultime 5 Olimpiadi: 1996 Atlanta + 21 Brasile (111-87), 2000 Sydney +22 Australia (76-54), 2004 Atene +11 Australia (74-63), 2008 Pechino + 27 Australia (92-65).

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