Bryant accoglie Howard “Superman” ai Lakers

Dwight Howard ai Los Angeles Lakers, ora è ufficiale. Il centro degli Orlando Magic passa alla franchigia californiana che riceve anche Chris Duhon e Earl Clark dal team della Florida nell’ambito di una maxi-operazione a cui partecipano anche Denver Nuggets e Philadelphia Sixers. I Magic otterranno Arron Afflalo, Al Harrington, Nikola Vucevic, Josh McRoberts, Moe Harkless (prima scelta di Philadelphia), tre future prime scelte e due future seconde scelte.

Denver riceverà Andre Iguodala da Philadelphia, dove approderanno Andrew Bynum, destinato ad essere rimpiazzato da Howard a Los Angeles, e Jason Richardson. Howard potrebbe decidere di non prolungare il contratto in scadenza nel 2013.

Nba, Kobe fa 48 contro Phoenix

Nel corso delle gare Nba del 10 gennaio, Miami è sconfitta al supplementare nella tana dei Golden State mentre annotiamo la prima vittoria in trasferta di Dallas. Chicago e Oklahoma sono intanto le prime squadre ad arrivare alle nove vittorie. Poi, incredibile Kobe Bryant!

Da 3 mesi i medici insistono per un’operazione al polso, e nonostante il dolore ha portato nuovamente al successo i Lakers contro Phoenix segnando 48 punti ai Suns di Steve Nash, ovvero il 50 per cento dei totali nello show allo Staples Center.

Un rilancio in grande stile, anche se ai Los Angeles Lakers manca un grande play e se devono ancora dimostrare di saper vincere fuori casa. Inoltre, c’è appunto l’incognita del polso di Kobe mentre per quanto riguarda i centri, Paul Gasol è ormai il pilastro e ha chiuso con l’ennesima doppia-doppia. Kobe ha dunque segnato 48 punti, high di questa stagione, in 39 minuti, con 18/31, 0/3 dall’arco, 12/13 liberi, 5 rimbalzi, 3 assist.

VIDEO L’abbraccio di Roma a Kobe Bryant

Lo abbiamo raccontato nella maniera in cui la capitale ha saputo trasmetterlo. Perchè va detto: quanbdo Kobe Bryant è arrivato a Roma nel corso del secondo giorno di campagna promozionale al fianco di Nike, a un certo punto i conti non tornavano più.

Di quanta gente ci fosse (una caterva), di quanto mancasse al suo arrivo, di cosa dovesse succedere.

In realtà, il programma fregava poco o nulla: l’unica cosa nota era che alle 19 di giovedì 29 settembre Black Mamba sarebbe dovuto giungere in via del Corso dopo aver lasciato Andrea Bargnani e un popolo altrettanto festante alla sede della Stella Azzurra.

La sbornia del durante, a questo punto, meglio godersela lasciando che parlino le immagini.

Kobe Capitale, Roma incorona Bryant

Kobe, Kobe”. Oddio, Roma palpita. E’ la proclamazione dell’Imperatore. Maestoso, il gigante. E tra i giganti della Storia grande – i marmi di Roma; le impronte della tradizione; l’imponenza di un passato che, ovunque ti giri, fa pan dan con l’attualità sacra e profana – vedere che apppare. Kobe Bryant nella capitale diventa caput Romae nel tempo di un’acclamazione. In centinaia hanno voluto sgolarsi, saputo mostrarsi: il capo piegato all’indietro. Per andare su. Più su.

Fino a sopra, dove stava inerpicato. Lui. Kobe svetta per natura propria. Scultoreo per volere degli eventi che a uno così le punte dei piedi forse non serviranno mai. Per issarsi ancora di più e scavalcare l’infinito mondo dal quale sovrasta, Kobe non solleva i talloni. E’ altro genere di altura. Via del Corso sembrava un parquet. Piazza Venezia un’anticamera. E loro, a centinaia, parevano la materializzazione di piazza del Popolo. Un popolo festante in raccoglimento. La cometa pare passi una volta. Poi, magari, non la vedi più. Gialla come la canotta dei Lakers. Fatiscente, neanche fosse made in Los Angeles. Compare, lui, imponente e timido. Nemmeno fosse la prima volta che una cosa così.

Così capitale, Roma, non gli dev’essere sembrata mai. “Kobe, Kobe”. Più di Milano, di ieri. Le manone da manovale sventagliano per aria, lambiscono porzioni di cielo, afferrano quel che passa di lì. Le gocce di un bagno di folla sono come secchiate. Se le metti una accanto all’altra. Kobe ha teso la faccia. Una,cinque, dieci volte. Roma dev’essergli parsa maestosa. Centinaia di mani che spingono altre centinaia di mani diventano abbraccio.

La morsa di Roma è una cinta. Quando stringe, culla. Se si insinua, ripara. Le colline di Hollywood e le circostanze artificiose come gli stunt men e l’assenza di tempi morti come donne al silicone e i dettagli scritti a tavolino come le coreografie delle cheerleaders e i virtuosismi scolpiti alla perfezione come i manichini da sistemare in vetrina. Per un attimo. Diventano altro.

Nba, Bryant primo atleta che lascia le impronte a Hollywood

Il cestista americano Kobe Bryant, fuoriclasse dei Los Angeles Lakers con cui ha vinto 5 titoli Nba, è diventato il primo atleta ad apporre le proprie impronte, di mani e piedi, sul cemento del marciapiede davanti al celebre ‘Grauman’s Chinese Theater’ di Hollywood, ovvero sul marciapiede dove ci sono i segni (sempre di mani e piedi) del passaggio di numerosissime stelle del cinema, come Marylin Monroe, Rita Hayworth, John Wayne, Jack Nicholson, Groucho Marx, Shirley Temple e tanti altri. La cerimonia delle impronte di Bryant si è svolta nell’ambito delle manifestazioni di contorno all’All Star Game in programma questa notte a Los Angeles.