Nba north-west, le novità sono il damerino Lillard, JJ Hickson e il russo Shved

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La Northwest  è la concentrazione più equilibrata –  se non più forte – di squadre  fra le varie Divisions, e non solo perché la sua punta di diamante sia Oklahoma che a un terzo del cammino guida il  ranking con l’84 per cento perdendo tuttavia a Minneapolis giovedì notte, contro la squadra che gli sta alle spalle,  dopo una serie di 12 vittorie, vicina al suo record assoluto . Comunque la formazione  di Kevin Durant resta  ancor oggi  l’unica sopra l’80% .

Giovedì notte erano in programma due  atesissimi scontri  diretti  fra le  squadre di NW. A sorpresa, alla vigilia di un tour che comincia a Natale a Miami, Oklahoma ha perso  contro una delle sue vittime preferite, perché  i   Volwes  venivano da 13 sconfitte  consecutive  con i i Thundercity.

Nell’altro match la posta era fra due formazioni in crescendo, reduci da 3 vittorie consecutive, fra Portland  e Denver al Rose Garden dove nel ’77 Bill Walton, forse il più grande centro bianco della storia, portò i Trail Blazers al primo e unico successo in quattro finali.  Senza la sua star, LaMarcus Alridge, Portland   sembrava  spacciata, è sempre stata in testa complice invece lo 0/22 della squadra di Gallinari da 3 punti a  soprattutto per la  conferma della crescita costante di JJ  Hickson,  e l’esplosione di Damian Lillard,  il n.1 dei  rookies  in questa prima parte della stagione.

Con la  doppia-doppia n.17 , “JJ” Hickson, con 18 rimbalzi  (per la 16a volta in doppia cifra in questa voce e 1° nella classifica di giornata, Portland si trova ormai una seconda star. “JJ”  è uno dei pochi in doppia cifra per  punti e rimbalzi, per la prima volta in carriera questa stagione è partito fin dalla prima giornata nel quintetto, i risultati  gli danno ragione. Ha toccato i record stagionali di  24 punti  con New Orleans, e 19 rimbalzi con Utah, ha incrementato sensibilmente nelle ultime giornate le sue medie, fattore che ha determinato il recupero di Portland, partito male, ma adesso con 12/12 e una striscia di 4 vittorie sempre ultima  ma col 50%, una percentuale che le consentirebbe di stare a metà classifica nelle altre Divisions, e 15a squadra del ranking.

La squadra di Terry Stotts  ha solo 2 vittorie in meno ma anche una sconfitta in meno  di Utath e Denver (14-13, 54%) e 2 vittorie in meno e una sconfitta in più di Minnesota (13/11, 54%) che recuperati Kevin Love (assente per 10 gare per una frattura alla mano mentre faceva stretching !)  e Ricky  Rubio (ricostruzione dei legamenti del ginocchio sinistro, 9 mesi di stop)  la più seria pretendente di vice-Oklahoma, che significa andare ai  playoff . Cioè il  traguardo posto dal nuovo proprietario della franchigia rampante che ha inserito ben 9 elementi azzeccando tutti i  colpi di mercato come i russi Kirilenko e Shved e il portoricano Barea decisivo nel finale contro Durant e c.

Per Hickson, 12,3 punti e 10,8 rimbalzi, 6° nel ranking dietro a Varejao (Cavs), Zach Randolph (Grizzlies),  D.Howard (Lakers), Asik (Rockets)  e D.Lee (Warriors), prima scelta 2008 dei Cavaliers (n.19), la squadra di Lebron , si tratta di una grande rivincita personale. Solo 9 mesi fa, il 20 marzo veniva scaricato bruscamente da Sacramento alla vigilia  della scadenza del contratto da rookie. Considerato praticamente  dal presidente delle operazioni della “Maalof Entertainement”, Geoff Petrie,  un cattivo affare. Il problema non era il carattere, ma la schiena.Nel 2011 infatti i King decisero di puntare su  JJ (questo è il soprannome, in realtà il  ragazzone della Georgia di 24 anni, 2,06, con la passione per la pesca si chiama James Edward, doppio nome di prestigiosi sovrani anglo-scozzesi). Per puntare all’ala alta dei Wolfpack di North Carolina State, i Kings cedono ai Cavaliers  Omar Casspi e una futura prima scelta. Errore, dopo 3 stagioni e 13,8 punti e 8,7 rimbalzi coi Cavs, sorge  un problema alla schiena. E con  Sacramento gioca solo 35 partite, colpa forse della decisione di giocare nel campionato israeliano col la maglia del Bnei Ha Sharon durante il lock-out.

In realtà gioca  in Israele solo una partita,  i Kings davanti a questo problema  decidono di non investire sul rinnovo nell’ultimo anno come matricola, gioca infatti 6 minuti nelle ultime 10 gare con 4,7 punti e 5,1. Portland ci vede l’affare, gli offre un contratto fine a stagione più uno, e finisce la stagione giocando altre 19 gare, con 15,1 punti (miglior media in carriera), 8,3 rimbalzi e la promozione a titolare. Un grande affare che prelude alla fine di questa  stagione a un rinnovo sui 10 milioni per stagione, specie se verrà selezionato per l’All Star Game essendo un lungo completo, e vedendolo ai  rimbalzi  davanti a Pau e Marc Gasol, Hibbert, Garnet, Duncan, Bosh, e avendo anche  giocato molti minuti  meno di chi gli sta davanti. Insomma si tratta di  uno dei  centri rampanti che stanno cambiando la gerarchia di questo ruolo, possiede  un’ottima mano e le pazienza  tipica del  vero pescatore. Possiede un buon carattere, non si piega alle avversità e al gioco duro.

Per quanto riguarda invece  le nuove ambizioni di Minnesota, il successo con i Thundercity vale un’investitura importante. Perché alla vigilia di un ciclo difficile i Thunder volevano questo successo, hanno compensato la perdita di Harden con l’ingaggio di Kevin Martin e la crescita di Sergi Ibaka  ma rimangono una squadra legata soprattutto al miglior tandem della NBA in fatto di  punti. Minnesota ha fatto vedere di essere completa in tutti i reparti, E  Durant dovrà mettere in conto difese come quella di Kirilenko, mentre  Westbrook nel 1° quarto ha preso lezione di regia dal rookie Alex Shved (6 assist nei primi 12’, 12 a fine gara, suo high personale più 12 punti e 7 rimbalzi). “Westy”  ha due  molle nelle gambe, ma non vede il gioco nei due campi, è spesso ingrugnito,  non riesce ancora a tenere in pugno la squadra Il talentuoso russo è  invece  una delle grandi novità della stagione, trascurato a torto in Europa quando scrivevo da 3 anni che era in quel ruolo  era l’erede  del  mitico Serghei Belov ma con un passaggio più creativo.

Minnesota non è affondata  all’inizio della stagione, quando Love ha saltato 10 gare, grazie ai russi, alla forza di Pekovic, il guerriero slavo che può giocarsela di potenza con  qualsiasi centro (andatelo a chiederlo a  Kendrick Perkins, uscito da Target Center senza segnare un solo canestro, completamente cancellato) ma soprattutto possiede un bagaglio tecnico notevole per il suo ruolo, e può giocare contro uno. Azzeccato  da parte di coach Adelman, con Karl il veterano della panchina dove gli allenatori afro-americani aumentano ogni anno, l’arrivo della pulce portoricana JJ Barea deprezzato da Dallas.  Il ciclo di grande sfide dei “Lupi”, persa di poco quella a Miami ma  vinta con i vice-campioni, prosegue domenica al Madison, anche con  un’assenza importante come quella di Josh Howard . In ogni caso nelle avversità è diventata  una vera squadra, ha vinto 8 volte con 3 sconfitte in casa e 5 volte contro 8 in trasferta, e viene da 7 vittorie nelle ultime 10 gare.

La Northwest Division ha però il suo credit  anche nel nuovo personaggio della NBA. Si chiama in Damial Lillard, e si era già capito quando il gioiellino di Weber State si presentò  al draft con una giacca pied de poule, a quadretti bianchi e neri, e il collo di velluto nero e l’orecchino di pietra nera. Gli americani scrivono che Damian Lillard non è uno che si batte certo il petto quando sbaglia, però questo giocatore che sembra vivere su una nuvoletta personale o al Luna Park, non ha torto.  In sole 23 partite il rookie ha saputo tenere in pugno i Blazer nonostante gli infortuni, e nella sfida diretta col n.1 del draft Anthony Davis a New Orleans  si è preso il tiro a 3 decimi dalla fine segnando  la bomba della vittoria (95-94). Il suo  impatto è da bigs anche se ha il fisico di un damerino e non un gigante tutto muscoli e centimetri. Sa però caricare i compagni e il pubblico, e dopo la sua prima gara di match-winner ha fatto un “dammi cinque” coi tifosi di fronte.

Nel ranking dei primi 10, dopo Lillard  risale al 2° posto Anthony Davis (Hornets), al 3° e primo degli europei per l’uscita dai Top Ten di Valanciunas (Raptors) è Alexey Shved (Minnesota),. Scendono Michael Kidd-Gilchrist (4, Charlotte),  Dion Waiters (7,  Cleveland), Kyle Singler (8, Detroit, ex Real Madrid), Harrison Barnes (10, Golden State). Stazionari Bradley Beal  (5, Washington), Andre Drummond (6, Detroit, punti e stoppate), Andrew Nicholson (9, Orlando). Sono usciti  Jeff Taylor (23, 2,01, Sve, Charlotte), Jonas Valanciunas (20, 2,11, Lit, Raptors), Terrence Ross (21., 1,98, Raptors), Austin Rivers (20, 1,93, Hornets) e  Tyler Zeller (22, 2,13, Cavaliers) che ha l’ingrato compito di non far rimpiangere il miglior rimbalzista della Lega, il brasiliano Varejao.

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