Meneghin resta presidente Fip fino al marzo 2013

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Smentita un’uscita per accettare la presidenza dell’Armani, dovrà convincere la prossima settimana il basket a votare la riforma della A a 16 squadre e il taglio di Legadue, mentre  le circa 200 società dilettanti vanno alla conta con un sondaggio.

“Abbiamo parlato ieri a lungo, posso assicurare che Dino Meneghin resterà presidente fino al termine del mandato”.

Il vicepresidente vicario della Fip, Gaetano Laguardia, “blocca” Dino Meneghin che voci attendibili davano in uscita per ricoprire l’incarico di presidente dell’Armani. L’uscita anticipata di Meneghin sembrava ormai matura, e  non  crediamo tanto quale stizza del grande campione per le critiche del presidente  del CONI Gianni Petrucci deluso dalla gestione triennale della Federazione del cuore quale ex  segretario e presidente (“quando si vuole bene una persone lo si mette alla prova”, diceva un famoso filosofo…), ma perché Dino Meneghin ha ceduto un anno fa le sue società per fare il presidente a tempo pieno e con la Finanziaria erano previsti tagli pesanti allo sport, a cominciare dai dirigenti.

Dal 1° gennaio il rimborso era stato fissato in 30 euro giornaliere, ma nei giorni scorsi essendo alle porte delle Olimpiadi  pur essendo freddo nei confronti dello sport questo  Governo, alla fine si è fatto plagiare come Tremonti decidendo di rivedere la Finanziaria, addirittura con la Lega in prima liena.

Ecco rispuntare come un fiume carsico il Milleproroghe, si allentano quindi i cordoni della borsa statale e anche se all’Olimpiade Pianigiani non ci ha portato Superdino potrà  rimanere fino alla scadenza del mandato, prevista agli inizi  di marzo del 2012. Questo perché chi l’ha votato non l’ha contestato fino ad oggi (e ci mancherebbe altro, sarebbe come parlar male di Garibaldi)  e perché la Finanziaria “Salvasport” gli garantirà un cachet,  sembra fra i 200 e 400 euro lordi per ogni giornata dedicata all’agenda del basket: riunioni, eventi, incontri di lavoro, e così via.

Il contatto e l’offerta dell’Armani non è stato smentito, ma  pesa la parola di Laguardia, colui che viene dato da più parti  – anche se lui si schermisce – come la figura del candidato forte per succedere al Dino nazionale  del quadriennio di Rio De Janeiro, con un possibile ticket della  Lombardia con Recalcati-Ragnolini e un gradimento del Nordest per il profesor Crotti, il responsabile dell’attività giovanile, il quale smentisce. Non sono comunque escluse sorprese, e dopo le liberalizzazioni di  Monti per analogia  tutti auspicano, per non perdere tempo,  una riforma dello sport prima dell’uscita dei Petrucci, prolungata al settembre 2013, di ben 6 mesi per il verdetto del CIO su Roma Olimpica 2020. Petrucci, come noto, consegnerà il testimone dopo 4 mandati al segretario generale Lello Pagnozzi il quale a sua volta per ora corre da solo anche se molti vorrebbero si ripresentasse il professor Franco Chimenti che 3 anni fa ottenne un risultato significativo (22 voti) , e preferisce un golf molto progettuale e con la mission  del turismo, tanto che il prossimo Salone Italiano del Golf di Verona (24-27 settembre) vedrà la nascita della Borsa del Turismo Internazionale del Golf.

In ogni caso un eventuale scoglio  nello strano anno bianco di Meneghin è rappresentato dalla decisione che il Consiglio federale prenderà la prossima settimana il 2 e 3 febbraio a Roma. Il progetto è di far passare la A a 16 squadre e chiudere la Legadue dal 2012-13, e contestualmente ristrutturare – ! – per la terza volta in due anni la A dilettanti (con 2 stranieri e italiani in quota per età). Dopo una sortita sulle 24 squadre con le conferences, Legabasket ha capito di non aver perso potere e compattezza con questa politica “et pluribus unum” e adesso finge d’accordo su una superA a 16, selezionata, con solide garanzie, e quindi dicono che non farà pollice verso. Bonamico presidente-manager di Legadue dovrebbe astenersi , dicono, perché la maggioranza delle squadre preferisce tornare di sotto in attesa di tempi migliori.

Ma  di sotto, ovvero lo zoccolo duro delle società di pallacanestro, quelle dilettantistiche, che comprendevano fino a un anno fa  circa 200 club è fortemente contrario a prendere questa via. Sono stanche di fare da cavia e ultima ruota del carro, è partito un sondaggio e si farà la conta nei prossimi giorni. Sembra che a larga maggioranza, come  accaduto due anni fa per la novità delle wild card,  ci sarà un no problematico, nel senso che non si può in sole  24 ore fare un passo così delicato. Occorre del tempo per valutare i pro e i contro. E partirebbe un appello al CONI in tal senso.

La vera  ragione  però è quella che i club dietro la nuova A verrebbero  declassati a campionati regionali (questa sorte è segnata per 144 club) e perderebbero tutto il loro valore d’avviamento (sponsor, reclutamento, immagine, etc) “ed è chiaro – ammonisce il presidente Fabio Bruttini, eletto mesi fa con una votazione plebiscitaria e quindi molto forte –  si darà ancora più potere ai presidenti regionali”.

Il comunicato della Lega Nazionale censura le procedure lette sulla stampa, e non voterà quello che hanno deciso altri.

“Considerato – dice –  che la preannunciata riforma dei campionati è stata resa nota solo a mezzo stampa e che dai colloqui informali con il Presidente e il Vice Presidente FIP è stato rilevato che allo stato non esiste alcuna elaborazione di contenuti ma solo uno schema generale, il Consiglio Direttivo esprime, in questa fase, un giudizio fortemente negativo”.

Su questo  non si può dare  torto agli aventiniani. In ogni caso un anno è lungo, può succedere di tutto, la mossa più  saggia è fissare un periodo di studio, riflessione e discussione, per votare  la riforma terminati i campionati, quando le bocce sono ferme e si capirà qualcosa di più della salute del basket, del livello della sua gestione e dell’economia perché fra sbalzi dello spread, proteste e scioperi conviene per il momento stare in trincea.

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