Virtus Bologna, Poeta: “Noi ci crediamo”

Il playmaker classe ’85 della Virtus Bologna, Giuseppe Poeta che staserà sfiderà alle ore 20 la Fabi Shoes Montegranaro, partita valida per le Final Eight di Coppa Italia, ha cercato di caricare la squadra reduce dalla sconfitta esterna contro l’Air Avellino:

«Sono contento che il capo sia ottimista. Lui ci crede, noi ci crediamo. La Final Eight è l’occasione giusta per far bene. Partite secche da vincere, tutto o niente: mi piace e mi diverte pure. Prima andata in crisi, il momento brutto l’abbiamo respinto dopo i tre supplementari con Cremona. Abbiamo sbandato per un po’, anche per il caso Kemp, ma nessuno ha mollato. Siamo da quarto posto. Dobbiamo arrivare in quella zona, traleprime. Quando staili, cambia tutto, diventi anche più sicuro. Poi, a quel livello, a decidere sono i dettagli, la forma, ma sei convinto di potertela giocare e lo fai. In cima dobbiamo arrivarci, un passo importante sarà oggi. Montegranaro non è molto diversa dalla Virtus. Ha talento, è ben strutturata ed allenata, ha perso qualche colpo. Vediamo chi scende dalla torre».

I grandi del basket: Predrag ‘Saša’ Danilović

Parlando di grandi del basket, si commette spesso l’errore di circoscrivere il raggio d’azione alla sola NBA, dimenticando che anche alle nostre latitudini sono passati e continuano a passare cestisti di grande livello, come lo era ad esempio Predrag ‘Saša’ Danilović, uno dei più grandi giocatori che abbiano mai calcato i palcoscenici europei nella storia del pallone a spicchi.

Era il 1988, quando quel gigante (due metri e passa) di soli 18 anni debuttava sulla scena internazionale, difendendo i colori del Partizan Belgrado, in quella terra che all’epoca si chiamava Jugoslavia.

Un anno più tardi Danilović era già una grande realtà del basket europeo, grazie alla conquista del titolo nazionale e di quello continentale. Di lì in poi la carriera del giovane jugoslavo fu in continua ascesa, ma forse neppure lui si aspettava di diventare una delle pià grandi guardie tiratrici che l’Europa ricordi.

Canadian Solar Bologna, ceduto Kemp al Besiktas

La Canadian Solar Bologna ha ceduto in prestito ai turchi del Besiktas la guardia americana Marcelus Kemp. Kemp era stato messo ai margini della squadra a fine dicembre, quando non era rientrato in Italia dopo un permesso famigliare per tornare negli Stati Uniti.

Virtus Bologna, Sabatini: “Non ci sono le condizioni per la rescissione”

Sul ‘caso Kemp’ alla fine della giornata, dopo le dichiarazioni dello stesso cestista americano e del General Manager della Virtus Bologna, è tornato anche a parlare patron Claudio Sabatini: “Finché Mario Scotti sarà l’agente di Kemp, il giocatore rimarrà a Bologna. Il contratto prevede che sia legato con noi fino al 2012 e io non vedo nessun motivo per cui dovrei rescinderlo se non cambiano alcune cose. Conosco due Scotti, uno è un agente e l’altro è un comico: quello che mi fa più sorridere lavora nella pallacanestro”. sarà l’agente di

Il proprietario bianconero non sembra essere molto favorevole a fare passi indietro, anzi pare determinato ad andare avanti legalmente.

“E’ ovvio che se domattina si presenta all’allenamento, la nostra concessionaria è pronta a saldare quanto gli deve, io comunque non rinuncio né all’arbitrato in Lega e immagino farà altrettanto la nostra concessionaria per quello che riguarda il risarcimento danni”.

Virtus Bologna, Martinoni: “Sono fortunato a giocare nella Virtus”

Nicolò Martinoni, ala grande della Virtus Bologna classe ’89 ed ex Varese, ha commentato così l’ottima vittoria contro Enel Brindisi nell’ultimo turno di campionato per 93-72:

UNA GARA da Brindisi, quella di Nicolò Martinoni contro l’Enel, forse la prima davvero convincente da quando veste la maglia della Virtus.

“Sicuramente la mia prova di domenica è stata buona — racconta il lungo virtussino —, però vorrei mettere in fila altre prestazioni positive prima di dire che mi sono definitivamente sbloccato.

Per un ragazzo giovane non è facile giocare in un club che ha una tradizione così importanti, ma qui mi hanno fatto capire che tutti credono in me e questo mi aiuta a lavorare forte in allenamento durante la settimana”.

Molti parlano delle difficoltà di giocare in un club come la Virtus, lei ne ha incontrate?

Virtus Bologna, Sabatini: “Sono fiero del nostro sponsor”

Può essere fiducioso per il futuro della Virtus il patron Cladio Sabatini dopo aver ufficializzato un nuovo contratto di sponsorizzazione. Così dopo l’acquisto di Rivers non si fermando le sorprese per la squadra emiliana. La Virtus Bologna, quinta in classifica con sedici punti, in questa seconda parte di stagione deve puntare a migliorarsi: “Siamo contenti di questo importante abbinamento — ha affermato il patron virtussino Claudio Sabatini — Bonfiglioli Riduttori e Gruppo Sabatini sono legati da anni da un proficuo rapporto di collaborazione e ora, anche alla luce dell’avvenuta consegna da parte del Presidente della Repubblica Napolitano del Premio Leonardo alla Bonfiglioli come esempio di qualità italiana all’estero, non posso che essere ancora più fiero della fiducia che la famiglia Bonfiglioli ha deciso di riporre in noi e nel nostro club”.

Virtus Bologna, Rivers: “Ho scelto la Virtus per essere felice”

Il nuovo acquisto della Virtus Bologna, il cestista statunitense classe ’87 Kelvin Creswell “K.C.” Rivers proveniente dalla squadra francese del Roanne, ha così parlato nella conferenza stampa di presentazione: “La squadra in cui giocavo era ottima e io non avevo nessun problema con loro — prosegue l’esterno statunitense presentato nei locali di radio Futurshow Station — ma un giocatore deve anche essere felice e io penso di aver scelto per il meglio. Conosco il campionato italiano, è una realtà competitiva dove si può crescere. Siena e Milano sono le squadre più forti ma ogni partita è una gara a sé e può succedere di tutto”.

Dal punto di vista del Roanne, però, le cose non sono andate così lisce, fino all’ultimo il club francese ha cercato di sfruttare l’operazione per ottenere lo svincolo di Kemp e per ripicca non gli ha concesso il nullaosta in tempo utile per giocare la gara contro Cantù.

“Sono cose che possono succedere, certo mi sarei aspettato che come io sono andato in contro alle loro esigenze, loro venissero incontro alle mie”.

DISPONIBILITA’. Più volte questa parola utilizzata per rispondere alle domande.

“Non sono venuto qui per togliere spazio ad altri: Winston è un ottimo giocatore e uno dei leader di questa squadra. A me è stato chiesto di dare un contributo soprattutto offensivo ma cercherò di rendermi utile in tutte le circostanze, senza dover avere in mano per forza il tiro della vittoria”.

Una sintesi perfetta di quella che è stata la sua carriera in Italia, a Latina realizzatore e capocannoniere della LegaDue, a Treviso, invece, più coinvolto nel gioco di squadra e con meno responsabilità offensive.

“Faccio quello che il coach mi chiede e se Lardo mi domanderà di dare una mano nella costruzione del gioco non mi tirerò indietro. A Treviso il mio gioco è cambiato quando Repesa ha sostituito Vitucci“.

Anche fuori campo lo stesso Rivers si definisce una persona disponibile, il tutto a confermare la sua nomea di bravo ragazzo.

“Sono una persona socievole e non rifiuto mai un saluto, ho 24 anni e mi piace stare con la gente e divertirmi. Sul lavoro, però, sono una persona molto seria e penso che i tifosi apprezzeranno di me forse il mio entusiasmo che è la cosa che più mi caratterizza”.

CORSA E DIFESA.

“Per correre bisogna difendere. La pallacanestro parte dalla difesa anche se poi bisogna fare canestro. Noi siamo una squadra giovane e che può correre. Credo che potremo vincere molte partite”.

Una delle questioni irrisolte quando ancora Kemp rientrava nei piani tecnici della Virtus era la sua difficile convivenza con Kemp.

L’innesto di Rivers potrebbe ripresentare lo stesso problema. «

“Questo è un gioco di squadra e io non sono qui per competere con nessuno: alla fine di una gara non bisogna guardare quanti punti hai fatto tu, ma quanti ne ha fatti la squadra”.

Punti che possono moltiplicarsi con la corsa, colmando il difetto di una Virtus poco prolifica in attacco.

“Non voglio giudicare la squadra, non potrei perché ho visto una sola partita. Posso dire che abbiamo le gambe per poter correre. Giocando così l’anno scorso a Treviso abbiamo battuto Siena”.

Virtus Bologna, Sabatini: “Il futuro è nostro”

Claudio Sabatini, presidente della Virtus Bologna ha voluto ripercorrere con le sue parole la sua storia personale alla guida della società emiliana. Dal 2003, quando Sabatini salvò la Virtus Bologna fino al presente: “Nel 2003, quando ho salvato la Virtus, dicevano che ero una meteora: sono ancora qui”. E aggiunge: “Leggo che il momento del mio club è difficile, ma non sono mai stato tranquillo come adesso”. E giù un’altra risata. Sabatini, otto vinte e otto perse con la Virtus: si aspettava di più? “No: è l’esatta fotografia del nostro campionato. Squadra rivoluzionata, giovane e spesso monca, per infortuni o fughe di americani: va bene così”. Nell’emergenza non è corso ai ripari: significa che la Virtus sarà questa fino alla fine? “Tutto si può modificare. Lavoriamo con un gruppo eccellente, ma l’attenzione al mercato c’è sempre: se capita l’occasione buona, la coglieremo. Come abbiamo fatto con Rivers: ottimo giocatore, persona super”. Sabatini sta cambiando: oltre che coerente sta diventando paziente… “L’esperienza aiuta: oggi non mi saltano più i nervi se perdo male una partita come a Cantù. Ripeto: qui c’è gente giusta, se possiamo andremo avanti con loro”. E’ sempre dell’idea di allungare il contratto a Lardo? “Assolutamente sì: se vorrà rimanere, sa che con lui mi trovo bene”. La qualità migliore del suo allenatore? “E’ un aziendalista, oltre che un grande tecnico: prima dei suoi interessi di carriera mette quelli della società”.

Soddisfatto dei risultati, lo è anche dei giovani?

“Devono crescere tutti: lo stesso Rivers lo scorso anno era un rookie”.

Moraschini, però, potrebbe partire…

“Solo se avrà più spazio che qui. Anche lui sta migliorando: gli manca soltanto la sfacciataggine per giocare spensierato”.

Sabatini che manda via l’unico bolognese: non è uno spot alla rovescia?

“No, se la destinazione è un club che lo tiene in campo 25 minuti: è la condizione per lasciarlo andare. Bisogna guardare avanti”.

Di quanto?

“Almeno 4-5 anni. Per questo domenica, lasciando il garage di Cantù, non ero abbattuto: loro hanno vinto una partita, ma il futuro è nostro”.

Nel conto della stagione anche una FuturStation da ottomila fissi sugli spalti: come si fa?

“Lavorando tutti i giorni, ringraziando giocatori e dirigenti che vanno nelle scuole e nei supermercati. Abbiamo la fiducia di un grande pubblico, per metà formato di under 18: il nostro è un progetto globale”.

Altro progetto, il Gira: risultati a parte, è in linea con le attese?

“Date le premesse, sì: i nostri giovani devono fare esperienza, lì giocano 25 minuti ogni weekend. Stiamo già pensando al loro futuro”.

In che modo?

“Questi ragazzi sono un patrimonio, vogliamo che crescano ancora. L’accordo che abbiamo fatto a Ozzano con tre persone fantastiche come Di Giansante, Vacchi e Buriani vogliamo ripeterlo con una società di LegaDue, in modo da migliorare ancora i nostri giocatori”.

Non è così disperato Sabatini, allora?

“Per una partita persa? Guardi, ci aspettano la gara con Brindisi e la trasferta di Avellino, che hanno i loro problemi (gli irpini hanno perso il centro Troutman per il resto della stagione, ndr). Se non sorridiamo noi, chi può farlo?”.

Lei non parla mai di classifica…

“Perché non è un patema: più vinciamo meglio è, ma prima di tutto mi interessa sviluppare il progetto giovani”.

Cosa le dicono i suoi colleghi?

“Li sento poco. Ma vedo che cambiano molto: Milano un allenatore e due giocatori, Treviso l’americano, anche Roma il tecnico. Parliamo di club che a budget stanno di gran lunga meglio di noi: qualcuno ottiene anche meno”.

Per questo se la ride?

“Ho altri motivi, più diretti. Stiamo organizzando le finali nazionali Under 17, rifaremo Basket for life, anche se non nei giorni della Coppa Italia”.

A proposito: alla Final Eight di Torino con che spirito andrete?

“Rilassati: quel che viene, viene. Speriamo ci sia gente, a noi è toccata una buona squadra come Montegranaro”.

Non sente la pressione?

“Quale pressione? L’insoddisfazione la leggo solo su qualche giornale: evidentemente, c’è chi vuole creare tensione dove non c’è. Questo è un buon gruppo, se c’è qualcosa che non va si sistema”.

La ricetta?

“Domani (stasera, ndr) porto tutta la squadra a mangiare la pizza. L’ho fatto spesso in anni passati, quest’anno è la prima volta: dopo una brutta sconfitta, stiamo assieme, come una buona famiglia”.

Sabatini, lei ha cambiato rotta. E il basket?

“Fermissimo: stesse facce, stessi modi, stessi discorsi. BasketCity è l’eccezione: qui vengono in 8 mila alle partite, altrove chi ne fa di più si ferma a metà”.

Le manca la Fortitudo?

“Se si intende quella vera, un pò sì. E anche il derby. Ma era scritto”.

Cosa?

“Nello sport serve anche passione e io in questi anni ho visto passare fior di miliardari: Gazzoni, Seragnoli, Cazzola, Bandiera, Martinelli, Sacrati, Menarini, Porcedda e adesso il re del caffè Zanetti. Alcuni sono finiti male, io sono ancora qui. Oggi la Virtus è un palazzo, un museo, due squadre, il miglior settore giovanile d’Italia, una gestione invidiabile. Sono fatti, e non chiacchiere: quelle le lascio agli altri”.

Ride: “Nel 2003, quando ho salvato la Virtus, dicevano che ero una meteora: sono ancora qui”.

E aggiunge: “Leggo che il momento del mio club è difficile, ma non sono mai stato tranquillo come adesso”.

E giù un’altra risata.

E’ un Claudio Sabatini un pò giù di voce, ma decisamente su di tono quello che ha da poco superato la boa di metà campionato con le sue due squadre, la Canadian Solar e il Gira. Con un bilancio in linea con le previsioni della vigilia: le sue, perlomeno. Perché il “Sabba”, prima della stagione, aveva messo in cima alla lista degli obiettivi quello di far crescere i giovani. Da lì in poi, la sua rotta l’ha mantenuta.

Sabatini, otto vinte e otto perse con la Virtus: si aspettava di più?

“No: è l’esatta fotografia del nostro campionato. Squadra rivoluzionata, giovane e spesso monca, per infortuni o fughe di americani: va bene così”.

Nell’emergenza non è corso ai ripari: significa che la Virtus sarà questa fino alla fine?

“Tutto si può modificare. Lavoriamo con un gruppo eccellente, ma l’attenzione al mercato c’è sempre: se capita l’occasione buona, la coglieremo. Come abbiamo fatto con Rivers: ottimo giocatore, persona super”.

Sabatini sta cambiando: oltre che coerente sta diventando paziente…

“L’esperienza aiuta: oggi non mi saltano più i nervi se perdo male una partita come a Cantù. Ripeto: qui c’è gente giusta, se possiamo andremo avanti con loro”.

E’ sempre dell’idea di allungare il contratto a Lardo?

“Assolutamente sì: se vorrà rimanere, sa che con lui mi trovo bene”.

La qualità migliore del suo allenatore?

“E’ un aziendalista, oltre che un grande tecnico: prima dei suoi interessi di carriera mette quelli della società”.

Soddisfatto dei risultati, lo è anche dei giovani?

“Devono crescere tutti: lo stesso Rivers lo scorso anno era un rookie”.

Moraschini, però, potrebbe partire…

“Solo se avrà più spazio che qui. Anche lui sta migliorando: gli manca soltanto la sfacciataggine per giocare spensierato”.

Sabatini che manda via l’unico bolognese: non è uno spot alla rovescia?

“No, se la destinazione è un club che lo tiene in campo 25 minuti: è la condizione per lasciarlo andare. Bisogna guardare avanti”.

Di quanto?

“Almeno 4-5 anni. Per questo domenica, lasciando il garage di Cantù, non ero abbattuto: loro hanno vinto una partita, ma il futuro è nostro”.

Nel conto della stagione anche una FuturStation da ottomila fissi sugli spalti: come si fa?

“Lavorando tutti i giorni, ringraziando giocatori e dirigenti che vanno nelle scuole e nei supermercati. Abbiamo la fiducia di un grande pubblico, per metà formato di under 18: il nostro è un progetto globale”.

Altro progetto, il Gira: risultati a parte, è in linea con le attese?

“Date le premesse, sì: i nostri giovani devono fare esperienza, lì giocano 25 minuti ogni weekend. Stiamo già pensando al loro futuro”.

In che modo?

“Questi ragazzi sono un patrimonio, vogliamo che crescano ancora. L’accordo che abbiamo fatto a Ozzano con tre persone fantastiche come Di Giansante, Vacchi e Buriani vogliamo ripeterlo con una società di LegaDue, in modo da migliorare ancora i nostri giocatori”.

Non è così disperato Sabatini, allora?

“Per una partita persa? Guardi, ci aspettano la gara con Brindisi e la trasferta di Avellino, che hanno i loro problemi (gli irpini hanno perso il centro Troutman per il resto della stagione, ndr). Se non sorridiamo noi, chi può farlo?”.

Lei non parla mai di classifica…

“Perché non è un patema: più vinciamo meglio è, ma prima di tutto mi interessa sviluppare il progetto giovani”.

Cosa le dicono i suoi colleghi?

“Li sento poco. Ma vedo che cambiano molto: Milano un allenatore e due giocatori, Treviso l’americano, anche Roma il tecnico. Parliamo di club che a budget stanno di gran lunga meglio di noi: qualcuno ottiene anche meno”.

Per questo se la ride?

“Ho altri motivi, più diretti. Stiamo organizzando le finali nazionali Under 17, rifaremo Basket for life, anche se non nei giorni della Coppa Italia”.

A proposito: alla Final Eight di Torino con che spirito andrete?

“Rilassati: quel che viene, viene. Speriamo ci sia gente, a noi è toccata una buona squadra come Montegranaro”.

Non sente la pressione?

“Quale pressione? L’insoddisfazione la leggo solo su qualche giornale: evidentemente, c’è chi vuole creare tensione dove non c’è. Questo è un buon gruppo, se c’è qualcosa che non va si sistema”.

La ricetta?

“Domani (stasera, ndr) porto tutta la squadra a mangiare la pizza. L’ho fatto spesso in anni passati, quest’anno è la prima volta: dopo una brutta sconfitta, stiamo assieme, come una buona famiglia”.

Sabatini, lei ha cambiato rotta. E il basket?

“Fermissimo: stesse facce, stessi modi, stessi discorsi. BasketCity è l’eccezione: qui vengono in 8 mila alle partite, altrove chi ne fa di più si ferma a metà”.

Le manca la Fortitudo?

“Se si intende quella vera, un pò sì. E anche il derby. Ma era scritto”.

Cosa?

“Nello sport serve anche passione e io in questi anni ho visto passare fior di miliardari: Gazzoni, Seragnoli, Cazzola, Bandiera, Martinelli, Sacrati, Menarini, Porcedda e adesso il re del caffè Zanetti. Alcuni sono finiti male, io sono ancora qui. Oggi la Virtus è un palazzo, un museo, due squadre, il miglior settore giovanile d’Italia, una gestione invidiabile. Sono fatti, e non chiacchiere: quelle le lascio agli altri”.

Virtus Bologna, Amoroso: “Non mi piace perdere”

Il cestista italiano della Virtus Bologna Valerio Amoroso, ex Teramo e due volte campione italiano di uno contro uno, ha commentato così il suo nervosismo nell’ultima partita persa dal Canadian Solar Bologna contro il Bennet Cantù:

“Io sono uno a cui non piace perdere – spiega Amoroso – quando non vinco sono molto arrabbiato e magari dico cose che non sempre vengono capite. Abbiamo giocato male, questo è stato sotto gli occhi di tutti e quindi non abbiamo messo in pratica quello che avevamo preparato per questa gara. Vorrei sempre vincere e quando non succede perdo un pò la mia diplomazia. Posso, però assicurare che non c’è nessun caso”.

Da lì, il commento salace di Amoroso:

“Tante cose in squadra non hanno funzionato”.

Non è tutto. Gli spifferi che escono dallo spogliatoio raccontano di un rapporto teso fra Amoroso e coach Lardo.

“Credo che in questo ci sia tanta leggenda – prosegue il giocatore – perché anche in passato i rapporti con i coach che mi hanno allenato sono sempre stato particolari. Penso che a tutti i giocatori sia capitato di avere confronti anche duri con la propria panchina, per come sono fatto io dico sempre quello che penso anche se può risultare scomodo, ma mantengo sempre il rispetto dei ruoli. Penso che questo sia capitato a tutti i miei colleghi. Io con Lardo ho un rapporto normale, lui chiede e io eseguo”.

Insomma, una convivenza e non un amore.

“L’allenatore non può essere il miglior amico di un giocatore, ma questo non significa che non ci sia un’intesa, avere un confronto non significa rompere — dice Amoroso — Ribadisco di essere una persona che dice sempre quello che pensa e che non ci sta a perdere. Per vincere nella pallacanestro bisogna giocare di squadra e seguire l’allenatore. Non credo sia una questione tecnica quanto il fatto che per la prima volta in carriera gioco in un grande club. Forse è questo il problema, ma io sono contento di stare qui, non ho mai pensato di andarmene e non ho problemi con nessuno dei miei compagni né con il mio allenatore. Possono esserci delle incomprensioni, ad esempio ho rivisto la telecronaca di Sky e ascoltando i commenti ho capito che certi miei atteggiamenti sono stati fraintesi. Può succedere e devo io starci attento perché in futuro non avvenga”.

Serie A1, Cantù batte Bologna e consolida il terzo posto

Prima di ritorno con il botto per la Bennet Cantù che travolge Bologna dopo aver dominato per 40 minuti e consolida così la terza posizione in classifica. Parte bene Cantù, che lascia indietro Bologna grazie alle triple di Mazzarino e di Green. La squadra di Lino Lardo fa fatica a trovare concentrazione in attacco e si affida al tiro dal perimetro di Winston. Il secondo quarto si apre con due triple di Mazzarino cui si aggiunge quella di Green che portano a +12 il vantaggio dei padroni di casa, più fluidi in attacco grazie al lavoro sotto le plance e a rimbalzo per Leunen e Marconato. Il tiro dalla lunga distanza è stregato per Bologna: non vanno a segno i tentativi di Amoroso, Martinoni e Gailius. Sul + 14 Bologna trova più aggressività in difesa e cerca di contenere Mazzarino. Ma si carica di falli e racimola solo qualche punto. La Bennet decide di accelerare e si butta su tutte le palle (7 perse da Bologna nel secondo quarto contro le 3 di Cantù). Si va negli spogliatoi con +15 per la squadra di Trinchieri. Terzo quarto esplosivo per Cantù: una tripla di Leunen e 4 punti di fila di Marconato spezzano subito il morale alla Canadian Solar. Non è proprio giornata per il quintetto di Lardo che sbaglia pure in schiacciata con Homan e si lascia sopraffare dalle transizioni avversarie. Gli animi si scaldano, Trinchieri prende un tecnico e Lardo cambia ancora uomini nella speranza di spezzare il ritmo di Cantù. L’inserimento di Sanikidze non porta frutti e nell’ultimo quarto la squadra vola a +21. Così Cantù nel finale deve solo gestire la gara portando a csa i due punti.

Virtus Bologna, Sabatini: “Kemp rimane fino al 30 giugno con noi”

Dopo la nota ufficiale con la quale ieri Virtus Bologna ha voluto chiudere ogni possibilità per il passaggio di Marcellus Kemp alla squadra francese del Roanne ( squadra nella quale il cestista, in rottura col Bolgona, voleva trasferisrsi) oggi Claudio Sabatini ha voluto fare il punto della situzione visto che il Roanne sta ritardando il rilascio del nullaosta necessario per il terreramento:“Se aspetta che fissiamo un buyout — dice Claudio Sabatini — mi auguro che si sia portato dietro il guardaroba estivo: fino al 30 giugno non lo libero. La Virtus è stata 82 anni senza Rivers — dice Sabatini — e può rimanerci altri due giorni senza problemi”.

Virtus Bologna, Kemp non si muove

Continua la telenovela Kemp in casa Virtus Bologna. Il cestista, che nei giorni scorsi era stato vicino alla squadra francese del Roanne, adesso sembra avere poche probabilità di trasferisrsi. Oggi, la società emiliana, ha commentato così la vicenda attraverso il proprio sito internet: “Al fine di chiarire la posizione della Società, Virtus Pallacanestro comunica che il giocatore Marcelus Kemp è atteso in palestra per l’allenamento di domani, in vista della preparazione dell’importante partita di campionato contro Cantù. La società desidera comunque ringraziare il Roanne per la nuova proposta giunta in giornata.”
In questa triste circostanza, Claudio Sabatini e Virtus Pallacanestro partecipano all’incredulità e al dolore di Mario Scotti e di Daniele Labanti.

Virtus Bologna, il Roanne vuole Kemp

Il mercato sia in entrata che in uscita per la Virtus Bologna è sempre in fermento. In queste ore sembra che la squadra francese del Roanne, a cui è sempre interessato il cestista statunitense Marcelo Kemp, abbia offerto alla squadra emiliana 51.000 dollari per il giocatore. Marcelus Kemp, ala piccola 196 cm per 100 kg, aveva chiesto lo svincolo dalla Virtus Bologna dopo che la squadra emiliana aveva ritardato di 23 giorni il pagamento dei diritti d’immagine. Romano Bertocchi, il patron della Virtus Bologna, ha così risposto ai cronosti che chiedevano notizie sulla questione chiudendo la porta in faccia alla squadra francese: “Attendo con grande serenità quanto deciderà oggi la Fiba. Vorrà dire che perderò 51mila dollari”

Virtus Bologna, Poeta: “Non abbiamo paura di nessuno”

Giuseppe Poeta, playmaker della Virtus Bologna e ex cestista del Teramo ha commentato così la prossima sfida di campionato proprio contro gli abruzzesi: “Per fortuna sto bene, ho fatto tutta l’ultima settimana regolarmente, sono in forma”, annuncia senza immaginare cosa succederà domenica.  O meglio: cosa gli succederà. Prima della partita e durante. Ieri si è messo a posto i capelli, sistemato le basette. Fosse un calciatore direbbe che “se segno non esulto”. Ma non sarebbe da Poeta: se vince porta la Virtus in Coppa Italia ed esulta con il cuore in frantumi. E in fondo renderebbe un pò meno triste anche la gente di Teramo.

Peppe Poeta come arrivò a Teramo, in Serie A, direttamente dalla serie B di Veroli?

“Cominciarono a seguirmi da gennaio. Avevo un contratto con Veroli anche per l’anno seguente ma con l’opzione di uscita se fosse cambiato l’alllenatore, Stefano Salieri, quello che era al Gira. E’ quanto successe, poi cambiarono anche le regole sullo svincolo e alla fine mi liberai a parametro. Mi impressionò il fatto che a seguirmi in prima persona fosse il presidente Antonetti. Ricordo che era presente ad una gara ad Osimo, abbastanza vicino a Teramo. Feci molto bene. Poi si fece viva anche Roma ma mi voleva prendere e girarmi in prestito. Pensai che Teramo fosse il posto giusto e lo è stato”.

Quattro stagioni in crescita. Solo bei ricordi?

“Sì, considero bellissimo anche l’anno passato perché comunque ci salvammo e debuttai in una coppa internazionale. Teramo mi ha visto crescere e la gente mi ha adottato. A me tenevano un pò più del normale e così anche io ho imparato a tenere a loro un pò più del normale. Poi io sono uno che vive in mezzo alla gente, pranzo fuori, passeggio per le vie del centro, non sono uno che si nasconde. Alla fine a Teramo mi conoscevano tutti, ero uno di loro. Ogni volta che parlo vorrei ringraziare qualcuno. Dal presidente Antonetti in giù, compresi gli amici del bar in cui facevo colazione la mattina”.

Nel suo terzo anno a Teramo per poco non eliminate Milano…

“Mi brucia ancora perché stavamo giocando così bene che eravamo convinti di fare la finale e qualificarci per l’Eurolega. Chissà se poi l’avremmo fatta… Se avessimo eliminato Milano, e tutti sanno quanto ci andammo vicini, avremmo trovato Biella in semifinale, con il vantaggio del fattore campo. Chiodo scacciachiodo. C’è solo un modo per cancellare i rimpianti: tornare nei playoff e andare più lontano. Con la Virtus”.

Per la prima volta torna su un campo da ex. Ha idea di come reagirà emotivamente?

“Zero. Avevo deciso di non pensarci, arrivare là, farmi scendere due lacrime e provare a giocare. Ma hanno deciso di ritirare la mia maglia numero 8, e poi la settimana è lunghissima, non riesco a non pensarci. Sarà un’esperienza nuova”.

Il suo mentore Andrea Capobianco è stato esonerato. Questo può togliere un pò di tensione?

“Non credo, semmai il fatto che non ci sia nemmeno un giocatore dei miei tempi, a parte il grande capitano Lulli, che gioca pochissimo, può aiutarmi. Non devo giocare contro degli amici. Quelli però saranno tutti in tribuna. Mi basterà voltarmi verso gli spalti e vedrò solo facce note. Il PalaScapriano è una bomboniera, la gente la vedi in faccia”.

E’ in corso un grande dibattito a Bologna: come deve giocare la Virtus in attacco?

“Non vale, io sono di parte… Comunque credo che ci si debba sforzare di seguire le indicazioni del coach con un pò più di spensieratezza. Smettiamo di pensare troppo solo quando andiamo sotto. Dobbiamo farlo a prescindere perché il talento c’è. Il cammino di questa squadra che ha giocato con degli assenti per due terzi del girone d’andata dimostra che abbiamo cuore e coglioni. Non abbiamo paura di giocare contro chi è più forte, non abbiamo paura di rimontare se andiamo sotto, non molliamo mai, abbiamo vinto anche in trasferta”.

Con un altro americano e senza infortuni quanto vale questa squadra?

“Possiamo giocare per una semifinale scudetto, però deve incastrarsi tutto bene. All’inizio quando non avevamo problemi abbiamo vinto quattro partite su cinque. Basta una striscia come quella per volare. E’ una questione di salute e di chimica. Se abbiamo tutte e due andiamo in alto. Altrimenti basta perdere due gare e ti trovi dodicesimo, con l’equilibrio che c’è in giro”.