Nba Miami-Boston gara 5 90-94, torna Bosh, Garnett grande capo

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Anche Boston vince gara 3 in trasferta,  non bastano a Miami 57 punti del duo LeBron e Wade, sotto eccusa coach Spoelstra, doppia-doppia di Garnett e 13 assist geniali di Rondo. Stanotte Oklahoma si gioca il match ball con gli Spurs.

Non bastano a Miami i 57 punti del duo LeBron-Wade e il ritorno dopo  9 gare, per lo stiramento degli addominali, di Chris Bosh con i suoi 6 sorprendenti rimbalzi d’attacco serviti a far pendere la bilancia del gioco aereo, ma non a  rispettare il pronostico generale fondato dalla presunta stanchezza di Boston.

Davvero  incredibili invece  i Boston della golden age del suo trio centenario Garnett-Allen-Pierce che alla partita n.18  di questi playoff , dopo aver battuto 4-2 Atlanta e alla settima  la rivelazione Filadelfia, il trionfo della gioventù e del talento,  fanno rivivere i mito dei Celtics confermandosi  questa  stagione la  bestia nera degli “eterni secondi”della NBA degli ultimi anni.

Dopo il 115-107 del 10 aprile i verdi  tornano infatti  a far ammutolire i 20 mila spettatori dell’American Airlines quando, a 52” dal termine,  Paul Pierce si sente di tirare da 3, e con uno dei suoi tipici canestri d’istinto, a freddo, si alza in sospensione, col difensore ancora a guardia scoperta, e piazza la mazzata dell’86-90. Miami accorcia poi con LeBron (90-92) ma non avrà più  il tiro della vittoria, proverà solo ad accorciare con un tiraccio da 3  Wade  nell’ultimo disperato attacco,  sotto di 4 punti (90-94). La gara finirà con flash emblematico, con l’ennesimo rimbalzo dello  lo straordinario Kevin Garnett, a livello del titolo del 2008,  e  un assist a tutto campo per  Rondo libero il quale però preferisce  lanciare la palla al cielo in segno di gioia piuttosto che firmare il più cinico dei  canestri.

Nella NBA gli allenatori vengono assunti e licenziati ormai per volere esclusivo dei giocatori, come si è visto con l’ammutinamento di Melo Anthony nei confronti di D’Antoni e la recente conferma di Mike Woodson  o quella di due giorni fa –  forse ancor più sconcertante, per le sue sole 18 vittorie e 31 sconfitte –  di Randy  Wittman da parte dei Wizard perché  stava bene  a John Wall, l’astro emergente. Difficilmente Eric Spoelstra, elettrico e giovane coach  sangue filippino,  in caso di eliminazione riuscirà a conservare la fiducia generale dopo questa sconfitta nella quale ha una buona parte di responsabilità. Ne ha combinate di cotte e di crude, poveretto, cominciando col manomettere nuovamente il suo quintetto.

A parte l’usa e getta  di Romy Turiaf e Joel  Anthony che da un giorno all’altro ritrovatisi da starter a  panchinari inutili senza la minima logica, anche se Haslem meritava di partire titolare da quel dì,  si né scordato Bosh nel quarto tempo, è stato del tutto passivo. Si è appiattito invece sulla grandezza di LeBron e Wade, non ha cercato di costruire un gioco equilibrato, di squadra, e alla fine sono mancati i punti indispensabili di Mario Chalmers e di Shane Battier mentre sono entrati in campo già demotivati Nick Cole e soprattutto Mike Miller, lo specialista del tiro da 3. E cioè il  punto critico del bagaglio offensivo,  soprattutto nella gara in cui Miami aveva assoluto bisogno di punti da fuori per il colpo del ko, quando si è trovata avanti di 13 punti. Perché mai, si chiede inoltre la gente, il coach di Miami ha risparmiato i vecchioni di Boston, con problemi enormi di panchina  soprattutto dall’infortunio del preziosissimo Avery Bradley,  rinunciando al vantaggio di ben 3 uomini nelle rotazioni, come Turiaf, Anthony e Dexter Pittman?

Anche nella NBA non sono tutte e rose e fiori, munitosi di un buon agente USA magari anche Simone Pianigiani  del quale dicono sia alla ricerca di una panchina, potrà aspirare la prossima stagione ad allenatore lo squadrone di LeBron e Wade. Ma sono tempi duri però anche per i grandi allenatori, e Gregg Popovich con quel famoso time out di gara1 col quale chiedeva ai suoi giocatori di essere “nasty”, più cattivi,  ha  scatenato da quel momento  la reazione degli avversari sostenuta in maniera divertente, secondo il costume del tifo americano,  da tutta la  popolazione dell’Oklahoma disposta, come si legge negli annunci a pagamento, all’adozione di “bambini cattivi”, se questo potrà  servire a diventare i campioni del basket per la maggior gloria dello stato..

Il titolo intanto si è  ormai allontanato, nonostante il 2-0 iniziale di San Antonio e Miami, il pronostico è rovesciato, adesso è un 4-2 tondo per  Oklahoma e Boston che  farebbero salire da 14 a 16 il numero delle squadre capaci di rimontare le prime due sconfitte. Ma non si escludono colpi di scena nelle prossime 48 ore, complici dunque anche lo zampino degli  allenatori nel bene e nel male. Gli  Spurs hanno giocato questa stagione forse la loro più bella gara alla Chesapeake Arena bloccandosi dopo 20 successi consecutivi, mentre è più difficile che Boston ceda di un millimetro nel suo mitico Boston Garden e soprattutto in virtù  della storia di questo confronto largamente a suo favore, 3-1 nella regular season, 3-2 nei playoff. Si tratta di un 6-3 netto che fa capire l’importanza di coach Doc Rivers, grandissimo personaggio, in grado di arrivare tardi alla partita n.4 per non perdersi in Tv il ritorno al successo di Tiger Woods, il quale ha  restituito – vero dottot Faust – gli anni migliori ai suoi inimitabili giocatori.

Doc, un tempo un grande giocatore tutto testa e cuore, ancora una volta è andato dritto al problema, senza tanti giri di parole. “We just told our guys to just hang there”, ha detto nel time out.

Ragazzi, quelli ci stanno schiacciando. E  gli ho detto, e ripetuto, che non era il caso di farci impiccare in quel modo, tanto che  da quel momento abbiamo giocato meglio”.

Erik Spoelstra  è invece sommerso  dalle critiche  per la tragica gestione di gara, reo di aver dimenticato Chris Bosh in panchina nel 4° quarto, dopo aver segnato al suo rientro  in 12 minuti 9 punti e catturato 7 rimbalzi ,    e di aver creato confusione con i passaggi dalla difesa a zona e individuale, tradisce la fifa e affida il proprio destino ai suoi giocatori: “Siamo come un pugile  nell’angolo dopo un ko,  adesso tutto dipende solo da noi”.

Gara straordinaria di Kevin Garnett (vedere servizio a parte), che viaggia a una media punti superiore a quella degli ultimi 5 anni e uguale come rimbalzi, di 10 anni fa, ma anche di  Ray Allen , suo coetaneo con 36 anni, 13 punti d’oro e 7 rimbalzi e naturalmente di Rajon Rondo, il match-winner invisibile. Dopo aver dichiarato alla Tv nella precedente gara che “i giocatori di Miami piangono e si lamentano continuamente” i 13 assist di “Facilitator” sono stati 13 canestri pesanti, quasi sempre nel cuore dell’area, e altrettanti passaggi da cineteca, spesso eseguiti a una mani, passando direttamente dal palleggio. Un vero genio. Andate a chiedere a Wade che dovrebbe prendere lezioni sull’arte della regia.

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