Una NBA con 82 partite non serve a nessuno!

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Lo dice il Commissioner David Stern dopo una nuova rottura nella trattativa accusando il legale del Sindacato dei Giocatori.

Non è ormai più possibile offrire una stagione completa. Non ci può essere ormai una stagione degna di una vera NBA, mancano i presupposti. Ci scusiamo con i lavoratori, i tifosi e gli imprenditori colpiti “.

Il giorno di Halloween, la tradizionale vigilia dell’inizio del campionato professionistico che cade il 1° novembre, David Stern non poteva essere più esplicito  dopo il fallimento dell’ultimo incontro tra i proprietari e il sindacato giocatori per cercare di chiudere la vertenza per il rinnovo del contratto che va avanti dal 1° luglio. Quattro mesi di lotta sindacale aspra e che nemmeno l’intervento di  Barack Obama, grande appassionato di questo sport, è riuscito a sbloccare anche se la cima sarebbe vicina perché l’accordo balla su un 2% cento che sembra più, a questo punto, una questione di principio più che di sostanza.
Preoccupatissimo, il Commissioner della NBA  ha accusato  Billy Hunter, il legale del sindacato giocatori, per la nuova rottura:

Billy è uscito dalla stanza e se n’è andato dicendo  che non scenderà di un centesimo sotto il  52%. Abbiamo provato a fare un’ultima offerta ma ci ha risposto  che ormai era finita“.

Il punto di partenza della ripartizione dei guadagni era il 43% dei proprietari contro il 57% dei giocatori, ogni punto teoricamente vale 100 milioni ma deve essere moltiplicato per gli anni dell’accordo, e per i giocatori il sacrificio è troppo grande.

Peccato – ha proseguito Stern – perché gli ultimi incontri  erano stati caratterizzati da buone concessioni da entrambe le parti, e in vari punti. C’erano ancora due o tre questioni aperte come quello dei contratti flessibili e la ripartizione  degli introiti, ma  non è stato possibile superarle”.

Sulla cancellazione del primo mese del calendario e delle amichevoli e la ripresa con  una stagione di 82 gare, Stern è stato chiaro:

Non si tratta di una misura punitiva o di pressione ai giocatori, è  semplicemente una questione di calendario, occorre un mese minimo  per iniziare il torneo  e ormai novembre è andato perduto“.

Stern ha sottolineato che entrambe le parti sono state colpite economicamente   da questo blocco, ma ha sottolineato (con una punta di perfidia sottile…)  che molti giocatori non possono recuperare queste entrate che loro stessi dovevano garantire:

La quantità di dollari persi dai proprietari è straordinario e non penso saranno in grado di recuperare queste ingenti perdite in breve tempo”

E Stern ha  concluso lasciato un messaggio:

“Dovremo calcolare bene l’ammontare del danno, di quello che ancora ci aspetta e rapportarlo  all’offerta della NBA  perchè i giocatori riflettano bene  a cosa si va incontro”

Probabilmente nei prossimi giorni, per smuovere la controparte e mobilitare anche l’opinione pubblica  e anche il messo di Obama, la NBA metterà sul tavolo l’entità del disastro che ammonterebbe, fino a questo momento, a 3 miliardi di dollari compresi il danno collaterale subito da tutte le ditte dei servizi collaterali, sponsor, Tv e il danno d’immagine.

Ma il problema di fondo, forse, sta nel commento che l’agente di Michael Jordan, il potente David Falk che ebbe un ruolo decisivo nella serrata del ’98, è una questione di pelle fra David Stern, l’avvocato di origini ebraiche considerato il padre-padrone della NBA con uno stipendio di 24 milioni di dollari, e il suo collega di pelle nera Billy Hunter, il presidente del sindacato che riscuote la fiducia delle star, prima di tutto Kobe Bryant.

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