Scusate eh: ‘NBAstano 102 giorni di indegno squallore?

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Cioè. E’ la guerra tra ricchi. E mi sta bene. Se la facessero senza scassare l’anima. Lockout o non lockout, a ‘sto punto dimentico l’Nba e mi accontento della A1. Me la faccio bastare. Anzi: parecchi momenti della prima giornata li ho proprio gustati. Gallinari e Assago, Teramo che quasi ci riesce,mr. Dean from Avellino a far paura a un Montegranaro che io – a Montegranaro – gli farei sempre tanto di cappello a prescindere. Società lungimirante, gestione intelligente, pubblico encomiabile, squadra mai doma. E Bologna-Roma all’overtime: palpitazioni eccetera eccetera. Ok.

  • Però me lo chiedo. Senza che nulla di tutto ciò possa tangermi direttamente me lo chiedo: per dignità, per interessi reciproci, perchè poi gli sponsor mettono mano al portafogli pure loro, perchè da che mondo e mondo la verità sta nel mezzo. Me lo chiedo: ma non va bene fare 50 e 50 con la garanzia, magari messa nero su bianco, che in base a una impennata degli affari, le percentuali differiscano (in favore dei cestisti) più in là? Diamine.
  • Sarà perchè la necessità (LA NECESSITA’) di scioperare è qualcosa che davvero appartiene a milioni di lavoratori; sarà perchè gli scioperi sono sempre stati un momento breve; sarà perchè tutte le sante volte tornava il delegato sindacale a informare che l’accordo era stato raggiunto. Intendiamoci: raggiungere un accordo, da che mondo e mondo e per noialtri, significa che da lì a qualche mensilità in busta paga si sarebbe potuto disporre di qualche euro in più. QUALCHE EURO IN PIU’. Allora. Si facciano la guerra tra ricchi e chissenefrega.
  • Allo stato attuale: occorre una redistribuzione dello spicchio complessivo. Ai cestisti, cui il contratto è scaduto il 30 giugno scorso, spettavano entrate pari al 57% del totale. Il nodo è lì: a fronte di un passivo dichiarato di 300 milioni di dollari cumulativi per 22 delle 30 squadre che fanno parte dell’Nba (dati relativi aslla stagione appena conclusa), i proprietari intendono ridiscutere il nuovo vincolo con cifre al ribasso.
  • Gli atleti hanno detto: bene, non meno del 53%.

  • I referenti delle franchigie hanno replicato: non sta bene.
  • David Stern ha provato a mediare: fifty-fifty.
  • Gli atleti hanno replicato: fatti i fifty tuoi.

Insomma, è stallo anche perchè solo dopo aver superato lo scoglio contratto, diventa possibile mettersi in torno a un tavolo per discutere gli altri punti. Nell’ordine: salary cap, luxury tax, durata dei contratti. Ognuno si faccia gli scioperi suoi perché poi ciascuno sostiene ragioni di classe e categoria (solo i furbi, gli ingenui e Marchionne sostengono che la lotta di classe è osoleta).

E comunque vada, una cosa vorrei dirla: solito popolo bue. Che se un Nba player porta avanti la propria battaglia perchè gli balla in busta paga un milioncino di dollari, tutti (dear Americans) ne colgono e accolgono le ragioni. E poi, appena il macchinista di una metropolitana si permette di rivendicare qualcosa, tutti a gridare allo scandalo, al disagio ingiustificato.

Cioè. Se uno può permettersi di stare in ballo per 102 giorni, magari di non giocare per una stagione intera, vuol dire che a casa c’ha pane e companatico in abbondanza. E vale per i cestisti dell’Nba. E vale per i proprietari delle franchigie. E NON VALE per gli attestati di solidarietà che l’Nba player di turno raccoglie dalla gente comune. Che allora non solo il basket, ma pur’anche la vita non ha insegnato nulla. Quindi. Indignamoses gente. Indignamoses. Ma per altro. Parecchio altro. Che in fondo non siamo mica gli americani.

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