Sexy pallacanestro Usa: Lingerie Basketball League, il lato B della Wnba – FOTO

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Esiste la maniera per dimenticare che la Nba non è ancora partita – chissà quando e se partirà? Potrebbe essere quella di seguire la Wnba, il basket femminile. Pare, tuttavia, che non sia prorpio la stessa cosa. In America ci provano e, ad uopo, arriva il torneo più sexy che il basket conosca, con un suo campionato e un dettagliato programma: si tratta del Lingerie Basketball League, la nuovissima trovata degli organizzatori a stelle e strisce cui non manca certo fantasia. Sarà la vicinanza degli sceneggiatori visionari e lungimiranti di Hollywood, sarà l’influenza degli Actor Studios di New York o, forse, sarà il fatto che alcune trovate di business allo stato puro fanno parte del Dna degli Stati Uniti d’America.

Fatto sta che il nuovo apuntamento ha qualche regola tassativa: giocano le donne e, per partecipare, occorre indossare una divisa particolarissima. Si gioca in lingerie: cestiste in mutandine, reggiseno e giarrettiere. La nuova lega, putacaso con sede ubicata in California (dove altro se non a Los Angeles?) non si avvale di doti tecniche eccelse: diciamo che i requisiti per essere ingaggiati (scritturati?) dalle quattro società che per ora la compongono non solo solo legati alle qualità professionali. Le curve, insomma, contano e pare che tra i numeri più in auge non vi siano quelli inerenti a palmares e bacheche ma i canonici – e quanto mai attuali, sempiterni – tre numeretti messi lì affinché qualcuno sbavi. Leggasi, manco a dirlo, novanta – sessanta – novanta.

Il trittico pare sia l’amalgama magico sul quale il fondatore della lega – tal Mitchell S. Mortaza – sta investendo più di un quattrino. I club finora iscritti alla competizione sono The Beauties, The Divas, The Starlets e The Glam. Obiettivo dichiarato: crescere, espandersi, avviarsi verso la conquista del mondo. Se, per ora, il pubblico accoglie in maniera soft e le presenze nei palazzetti non sono ancora decollate, pare non vi sia da preoccuparsi. Si ingranerà. Che tanto, di studenti grandi bevitori di birra dai 21 anni in su e con la lingua penzolante non appena passa di lì una natica scultorea – è il target dello spettatore medio, fonte ufficiale – è pieno il pianeta.

Provate un po’ a chiedere, a un prototipo così, di Kobe Bryant, dell’Nba e del lockout. La serrata potrebbe a malapena ricordargli il buco della serratura. E la serratura, semmai, i B movie degli anni Settanta. Essere per un istante Alvaro Vitali, altro che Nba. Detto questo, confesso: non ho più vent’anni, la birra mi piace ancora e il basket lo seguo con cadenza quotidiana. So cos’è la serrata ma l’occhio, in certi varchi offerti da serrature che schiudono un universo, bhè. Lo butto. Eccome.

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