Nba, Utah passa a Denver grazie a Millsap

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Tre gare nel corso della regular season Nba del 15 gennaio: Millsap è ala decisiva con 26 punti e 12 rimbalzi nella sfida tra Denver e Utah, Gallinari esce a testa alta (12 su 12 ai liberi, 18 punti) ma George Karl fa capire che è mancata la giusta umiltà nel 4° tempo. Pallarancione aveva detto: attenti alla mina vagante di Utah e al duello fra il rampante Paul Millsap, esploso contro i Lakers  (29  punti) e Danilo Gallinari.

E così è stato, la franchigia dei mormoni che aveva cominciato la stagione stentando ma nelle ultime due settimane ha vinto 6 gare su 8 grazie al successo al Pepsi Center va 8/4 sorpassa i Nuggets in una serata carica d’attese con molti personaggi sugli spalti, a cominciano dal suo sindaco-tifoso Hancock. Il match-winner è stato proprio Paul Millsap, ala di 2,03, uscito da Lousiana Tech che ha squadra ha cercato nel 4° tempo, quando dopo 2 canestri Denver ha perso la testa (3/17 al tiro) e la Jazz-band s’è involata verso il successo che ne fa la squadra del giorno al 2° posto dietro Oklahoma (11/2)  nel Northwest. Score da star per Millsap, 26 punti, 12/19 (nessun tiro da 3), 12 rimbalzi, 3 assist, il quale  ha giocato in miss-match, come caratteristica di questa squadra senza un grande centro in attesa che cresca Eneas Kanter, il 19enne turco n.3 del draft, comunque  già entrato nelle rotazioni e che ha dato il suo contributo (4 punti e 11 minuti).

Il pilastro della squadra è  però Al Jefferson che non è una torre (2,08) ma se la cava bene in attacco (14° marcatore assoluto con 18,8)  ed è stato anch’esso  decisivo al pari di Millsap con la sua personalità  domenica notte in Colorado con 18 punti e 12 rimbalzi.  Aggiungiamoci anche due sorprese, i 19 punti di Gordon Hayward, il suo high, e i 10 della matricola Alec Burks che in Colorado ha fatto l’università. I Nuggets hanno sentito troppo il match e sono stati colpiti dall’infortunio di  Rudy Fernandez uscito nel 2° tempo per uno stiramento del tendine d’Achille, segno dell’usura della lunga stagione per gli impegni con la nazionale e il Real Madrid).  Da parte loro Utah non aveva però Josh Howard e hanno perso Derrick Favors (caviglia), però sono stati più continui, hanno dominato i rimbalzi dove il brasiliano Nenè, un easy going,  e il russo Mozgov mancano di regolarità.

Alla fine è venuto lo sconto anche la cattiva percentuale nel tiro libero, 26 su 39, attenuata dal 12 su 12 di Gallinari, uno dei migliori della lega in questa specialità e uno dei principali protagonisti del match segnando 18 punti (2/6, 2/4 da 3 più 4 rimbalzi e 12 assist) e tenendo sotto scacco grazie al fisico e alla personalità la difesa dei rivali. E così la squadra del contropiede per antonomasia nonostante i 27 assist non è riuscita a tradurre in moneta sonante la qualità del gioco, al solito poco efficace Mozgov come attaccante, rientrato nei ranghi il greco-americano Koufos che aveva fatto due settimane fa un’apparizione nel quintetto, sfortunata la gara di Fernandez, 0/4 e zero punti, così così anche Miller (5 punti) e Corey Brewer (8 punti). George Karl con un giro di parole ha fatto capire che è mancata la stessa intensità (vero Ty Lawson e Afflalo, rispettivamente colpevoli di  6/16 e 5 palle perse?) che aveva permesso di battere i Miami di LeBron, Wade e Bosh.

“A volta ci si ritiene migliori  di quanto sia il vero valore, e ci si dimentica di quanto lavoro occorre per raggiungere certi risultati”,

ha ammonito il vecchio coach che anni fa guidò il Real Madrid, ha un figlio che gioca a Montegranaro e ha presentato una delle migliori squadre di questo inizio stagione. Intanto San Antonio con la sua cucina messicana (e senza Manu Ginobili)  e trascinata dal francese Tony Parker ha vinto la nona partita (11 punti contro i Phoenix di Steve Mash, con 10 assist il migliore della giornata) e conduce nel Southwest avendo perso sempre in trasferta (0/4).  Golden State ha vinto a Detroit e affianca con 4/8 Phoenix all’ultimo posto della Pacific Division.

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