Cantù torna vetrina italiana, tutto in una settimana!

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Ultima nel riunire il  nuovo gruppo,  grazie a un ottimo mercato e all’esplosione di Aradori  ha  bruciato le tappe strappando  la Supercoppa a  Siena e il pass in Euroleague: dove può arrivare?

Mi scuso se oggi non parlo del campionato, ma il basket fa festa con Cantù  per cui saranno ben tre le squadre italiane e per la prima volta ben cinque nostri  allenatori lptteranno per il titolo, Messina, Scariolo, Pianigiani,  Trinchieri e Banchi.

Uno sguardo, intanto, al Girone A del torneo continentale: Panathinaikos, Real Madrid, Khimki Mosca, Fenerbahce, Olimpia Lubiana e Cantù col suo sponsor gold. Girone micidiale, si va in campo il 12 ottobre e Cantù per prima cosa deve cercare di non farsi stritolare, troverà vasi di ferro.

Il Panathinaikos  ha dominato il primo decennio  del Duemila, coach Obradovic  gli ha lasciato il eredità quattro trofei, la mentalità vincente conta anche se per i morsi della depressione economica ha rinnovato.

Col colpo di  Rafael Hettsheimair, cresciuto in Spagna e detto “Shaquinho”  per la possanza, il Real Madrid che dopo 27 anni grazie a Rudy Fernandez, la principale star della competizione europea,   ha rivinto la Supercoppa togliendola dalle mani del Barcellona. Da 15 anni la squadra che a vinto più trofei, ben 8, partirà  fra le favorite.Il suo  Shaquinho  firmerà a giorni, dopo un’operazione al ginocchio entrerà in squadra con le dovute cautele, ma il Real non fa mistero di avere un altro posto libero per uno straniero per conquistare  la sua nona  Coppa dei Campioni.

Il Fenerbahce con McCalebb e Andersen e l’esplosione di Karaman e soprattutto del croato Bogdanovic potrebbe fare felice la Turchia che non ha mai conquistato il trofeo  continentale vinto per ben  15 volte dalle italiane, e in due occasioni per meritò di Cantù agli inizi degli Anni Ottanta.

Il girone di ferro da solo  è il pezzo della storia npiù importante della competizione, si trovano assieme tre formazioni che hanno alzato il trofeo ben 16 volte, e il resto non è tendaggio.

Il Khimki di Vitaly Fridzon, il micidiale cecchino,  ha conquistato in primavera il suo primo europeo, l’Eurocup e  a giugno Rimas Kurtinaikis aveva già completato la  sua formazione. L’Olimpia è un giardino d’infanzia di lusso, punta sui meglio giovani della piccola repubblica slovena, i Rupnik, Prepelic, Omic, fa simpatia, gioca per l’onore e per crescere. E’ chiaro che fra i 5 rimanenti  squadroni una è di troppo, Cantù parte nuovamente dietro sperando che non sei la prima delusa dell’anno.

Nessuna squadra è arrivata  ad oggi dalle qualificazioni al successo in coppa dei Campioni, miglior risultato sono le Top16 raggiunte dal Galatasaray  nell’ultima stagione. Cantù alle Final Four è un miraggio  più che un’idea, ma se vai a leggere l’albo d’oro capisci che l’Euroleague non premia i budge farlocchi,  le squadre in Europa  non vincono il trofeo ancor prima di iniziare la stagione come in taluni campionati nazionali, ma la qualità dell’impasto. Se  hai giovani buoni o giocatori in crescita e gli allenatori giusti,  puoi  sorprendente. Vedi l’Olimpiacos dei vari Papanikolau, Mantzaris, Sloukas e lo stesso Printezis autore del canestro che a 7” dalla fine ha beffato a maggio il Cska  nella sfida per la corona europea, che conduceva di 19.

Cantù è  rientrata dunque  nell’Euroleague a stretto giro di posta, in un momento non facile ha investito sulla squadra e  per organizzare  a domicilio il torneo di qualificazione, e   speso più che  bene anche il regalo della wild card. Un regalo più che meritato, perché  questo ritorno è una restituzione:  l’anno passato la squadra di Trinchieri  uscì al primo turno solo per il goal-average e guarda caso i greci  vincitori  della lotteria conquistarono il trofeo.

Cantù  passa subito alla cassa. Ha cambiato politica e giocatri, la vetero-squadra della scorsa stagione aveva il compito di ridare tono a una presenza internazionale, mancava di un play all’altezza e scegliendo di riportare in campo Doron Perkins dopo 11 mesi e una complicata operazione al tendine d’Achille gli chiese uno sforzo impossibile crollando nel finale di stagione.  Questa squadra è più vicina alla sua storia, le tantissime coppe di Cantù già conquistate 30 anni fa  portavano la firma di giovani talenti usciti dall’oratorio, i Marzorati e Riva. Oggi i tempi sono cambiati ma Brunetto Arrigoni conosce come nessun altro il suo mestiere, mentre gli altri pensano che tutto sia un problema di portafogli gonfio. Non ha sbagliato squadra una seconda volta, ha risolto il problema del play e quello del centro con tre ottimi americani, specie quel Tyus, un centro che sembra un elastico, possibile  lievito per un ottima torta. E con Aradori e Cusin si è assicurata due elementi in crescita costante, specie il bresciano , probabile bandiera futura di questo gruppo, MVP delle giornate di Desio, che ha dimostrato sia nelle qualificazioni azzurre che in queste gare win-or-die di essere come certe piante da frutto. Se le ferisci loro diventano tristi, mica come gli stoici olivi toscani che più gli tagli e più ti ripagano.

Cantù ha spodestato Siena, l’Unics Kazan ha deluso, Le Mans ha meritato la finale dove è stata spazzata via. Adesso la squadra di Trinchieri che sa di avere un gruppo che non parte battuto in pasrtenza va incontro al suo destino. Questi due successi in soli sette giorni potrebbero essere arrivati troppo presto, ma erano necessari, non bastava una dichiarazione d’intenti.

La stagione è lunga, ma questa squadra adesso è completa, possiede qualità e futuribilità, potrebbe riservare altre sorprese. La prossima esplosione  è quella di del Balotelli del basket , il   moro “cumasc”  Abass Awudu Abass che potremmo chiamare “Tripla A” perché ancora nessuno ha capito quale sia  il nome e  il cognome, usati a giorni alterni. Potrebbe essere l’Antonello Riva della rivoluzione multietnica di Cantù,  questa estate  con la Under20 ha giocato la partita più bella degli europei. E fuori del campo ha la sua personalità, e si è distinto come  candidato più giovane di una lista civica  nella corsa alle amministrative di Como.

Cantù posticipa con la Reyer  il debutto in campionato il 2 ottobre,  10 giorni dopo entra come terza rappresentante italiana in Coppa, e  questo è il suo calendario: 12 ottobre in casa con l’Olimpia Lubiana, con tanti complimenti a chi ha fatto il calendario perché alla stessa ora a 30 chilometri l’Armani ospita l’Efes e  la Montepaschi l’Alba Berlino in Toscana. Il  18 in trasferta col Panathinaikos, il 26 il Khimki al Paladesio, il 1° novembre nella tana del Supereal, il 9 novembre ultima d’andata in casa col Fenerbahce di  Pianigiani. I prossimi  40 giorni  saranno ancora decisivi sui due fronti, perché per avere successo questo gruppo  deve sfidare il suo destino, che sembra adesso quello di dover bruciare le tappe.

Fra tutte le concorrenti è quella che per ultima  ha assemblato i suoi pezzi, con  vari Cusin, Aradori, Tyus, Markoishvili e Tabu prestati alle nazionali e  arrivati a Cantù solo una decina di giorni prima della Supercoppa. E’ probabile che sulla sua strada non abbia incontrato delle vere  bigs, ma nessuno aveva battuto in una finale Siena nell’ultimo lustro e ha vinto in seguito due partite diccili e una finale, quattro gare con due finali in sette giorni, nemmeno Siena ci è riuscita. La sua crescita è stata prodigiosa, soprattutto nei tempi, si tratta di  lampo, di uno squarcio di luce per credere che nella Spaghetti League possa  ancora cambiare qualcosa.

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