Pau e Marc Gasol si allenano con il Barcellona

Il lok out dell’NBA continua a tenere con il fiato sospeso gli appassionati di basket, mentre le stelle del campionato americano si danno da fare per cercare una sistemazione comoda in attesa dell’accordo con i proprietari.

Tra questi i fratelli Pau e Marc Gasol, freschi campioni europei con la nazionale spagnola e decisi a non perdere un anno di allenamenti per colpa della serrata. Ecco allora l’idea di tornare al Regal Barcelona, dove si alleneranno in attesa dello sblocco della situazione in terra americana.

Il giocatore dei Memphis Grizzlis ha già raggiunto la squadra per i primi allenamenti, mentre Pau Gasol, stella dei Los Angeles Lakers, sta recuperando da un infortunio e probabilmente di unirà ai compagni tra un paio di giorni.

I fratelli Gasol, in ogni caso, non giocheranno neanche un minuto nel campionato spagnolo e nelle coppe, ma si limiteranno alla preparazione tecnico-atletica, tifando poi per i compagni di allenamento negli appuntamenti ufficiali.

Lock out Nba, trattative riaperte: serrata al termine?

Si torna a trattare e le discussioni, in corso da ieri nel tentativo di salvare in parte la stagione Nba 2011/2012, paioni fitte e proficue. Almeno, in relazione alle settimane che hanno preceduto. Giocatori e proprietari delle franchigie sono riuniti a New York nel tenmtativo di sbloccare la situazione contrattuale che tiene sospesa l’annata, il cui inizio uffisiele dovrebbe avvenire il prossimo 1 novembre.

Le novità essenziali del pomeriggio inoltrato di ieri sono le seguenti: in primo luogo, si è messa in cascina una riunione di due ore, che non è poco. Secondo poi, ci si è confrontati sui fatti in maniera non più conflittuale e prevenuta. Nessun muro contro muro, tutt’altro: la discussione è stata rinviata a oggi per stilare un piano che preveda l’individuazione di tematiche intorno alle quali abbozzare una intesa. In tal senso, non va neppure esclusa l’ipotesi che cestisti e proprietari dei club possano infittire i colloqui nelle giornate di venerdì e sabato.

NBA, nuovi incontri tra sindacato giocatori e proprietari franchigie

Giocatori della NBA e proprietari delle franchigie, potrebbero trovarsi nuovamente intorno ad un tavolo per provare a trovare finalmente un accordo sul rinnovo del contratto collettivo e mettere fine al lock-out Nba. Secondo quanto riporta la stampa statunitense infatti, ci saranno due incontri la prossima settimana, mercoledì e giovedì. Il primo di questi, però, sarà un unico faccia a faccia tra il commissioner David Stern e il suo braccio destro Adam Silver da un lato, e Billy Hunter e Derek Fisher dall’altro,a rapprensentare il sindacato di giocatori. Sul tavolo c’é sempre la questione del salary cap rigido che per il momento gli atleti rifiutano in ‘toto’. Se l’incontro di mercoledì prossimo dovesse andare bene, allora il giorno dopo verrebbero coinvolti anche proprietari e altri giocatori, in caso contrario lo slittamento della pre-season, in programma dal 3 ottobre, sarebbe certo.

Gallinari firma per Milano, Kobe Bryant vicino alla Virtus Bologna

Il lock out dell’NBA “rischia” di portare parecchi professionisti del basket americano in Europa. Qualcuno si è detto assolutamente contrario all’idea di trasferirsi nel Vecchio Continente, mentre i più sono alla ricerca di una squadra che non gli facia perdere un’intera stagione di allenamenti e gare.

Di quest’ultima categoria fa parte Danilo Gallinari, il quale proprio oggi ha firmato un “contratto a tempo” con l’Olimpia Milano, che gli permetterà di giocare in Serie A fino al termine del lock out.

Il giocatore dei Denver Nuggets (ancora un anno di contratto ed opzione per un’ulteriore stagione) torna dunque a casa e già dal prossimo giovedì si metterà a disposizione di Scariolo per l’ultima parte della preparazione in vista del nuovo campionato.

NBA, proseguono le trattative tra prorpietari franchigie e vertici Lega Professionisti

C’è stato un nuovo incontro tra proprietari e giocatori per provare a interrompere il lock-out che sta mettendo in serio pericolo l’intera stagione della Nba. La riunione e’ durata ben 5 ore, al termine della quale non e’ stato detto nulla, men che meno se ci siano stati dei progressi fra le parti o meno. Questo perché sia da parte dei proprietari che dei giocatori e’ stato deciso di non rilasciare dichiarazioni, dando inizio ad una sorta di silenzio stampa, per non rischiare di compromettere un eventuale prossimo buon esito delle negoziazioni. Quello andato in scena ieri, é stato il terzo tentativo di riconciliazione fra le parti. Ma mentre proseguono le trattative “segrete” tra i proprietari delle franchigie NBA e i vertici della lega professionistica, emergono indiscrezioni su particolari abbastanza clamorosi sulle richieste che i patron avrebbero avanzato nell’ambito di queste trattative. Si parla di draft, nello specifico della possibilità di aggiungere un terzo giro. E’ il sito internet Sheridanhoops.com, gestito dall’ex commentatore per ESPN e AP Chris Sheridan, a svelare la novità che contribuirebbe ad innalzare notevolmente il livello competitivo del campionato, concedendo così maggiori possiblità di scelta alle squadre meno quotate e in generale l’opportunità di gestire bilanci più equlibrati. Che è del resto poi il vero motivo del contendere tra proprietari e lega.

Il draft in tre round è scomparso dal 1988 e nella sua nuova versione andrebbe a strutturarsi in questa maniera:

1) Prima proposta: le quindici peggiori classificate del precedente campionato continuerebbero ad avere la prelazione dalla prima alla quindicesima chiamata, ma col nuovo regolamento potrebbero avere anche dalla sedicesima alla trentesima scelta. Di conseguenza, le 15 franchige col miglior record stagionale avrebbero diritto a scegliere i primi 15 nuovi prospetti del secondo turno, quindi dal numero 44 al 60.

2) Seconda proposta: e ultime 8 dell’annata uscente godrebbero di ulteriore “pick” nel primo turno, con la chiamata numero 22, mentre le migliori 8 verrebbero escluse dalle prime scelte e andrebbero ad esercitare le proprie pereferenze per i primi giocatori del secondo giro (dal 31 al 38) e per gli ultimi otto.

Nel frattempo, preoseguiranno a New York i colloqui per scongiurare il lock-out e tentare di far partire la stagione entro la fine di ottobre.

NBA, la prossima settimana nuovo incontro per debellare il lock-out

Dopo il primo incontro dello scorso 1° agosto, si era pensato di incontrarsi almeno due-tre volte nel corso del mese di agosto, magari anche in giorni consecutivi per non perdere troppo le redini di una trattativa che sta mettendo a serio rischio la stagione 2011-2012 della NBA. Il risultato, però, è stato tutt’altro: perché da un lato abbiamo avuto il commissioner David Stern che se ne é andato per un paio di settimane tranquillamente in vacanza (lasciando almeno totale disponibilità ad essere convocato d’urgenza), dall’altro l’associazione dei giocatori che si è limitata ad indire riunioni a livello regionale semplicemente per informare i giocatori sugli inesistenti progressi sulle trattative in corso.
Ora le parti dovrebbero incontrarsi nuovamente per la seconda volta nella prossima settimana, dunque a più di un mese di distanza dall’ultimo meeting, l’unico effettuato dalla scadenza del vecchio contratto collettivo e dall’inizio dell’oramai tristemente famoso lock-out (che ha portato diverse stelle della NBA a sbarcare in Europa o a dedicarsi alla Tv ed al cinema come abbiamo riportato negli scorsi giorni, n.d.r.). Ma la prossima, sarà una riunione riservata a pochi intimi, visto che ci saranno David Stern (nella foto della Reuters, n.d.r.), il vice-commissioner Adam Silver, il direttore esecutivo della NBA Billy Hunter e il presidente dell’associazione dei giocatori, Derek Fisher.
Per tutto il mese di agosto, le parti in causa sono rimaste ferme ognuna sulle proprie posizioni: i giocatori hanno infatti rifiutato la proposta dei proprietari delle franchigie (introduzione di un salary-cap “hard” come nella NHL, taglio del 30% degli stipendi e ridistribuzione degli utili in modo che possano giovarsene anche e soprattutto le squadre) e rilanciato con una proposta che prevede piccola riduzione che non permetterebbe, comunque, alle franchigie di vedere miglioreare di molto il proprio bilancio. “Continueremo a riunirci, a confrontarci, e a farci domande – ha commentato un comunque “positivo” David Stern -. Ci sono diverse maniere per avanzare nuove proposte. Non abbiamo ancora esplorato tutte le possibilità“.

Nba lock out, ancora scontro

Continua lo scontro nella NBA Usa, la lega di basket più importante del mondo, attualmente impegnata in una durissima vertenza economica con i giocatori. E all’orizzonte, il cielo é tutt’altro che sereno. Billy Hunter, direttore esecutivo dell’associazione dei giocatori Nba (Nbpa) infatti, la mette giù dura:

Se dovessi scommettere, in questo momento direi cancellazione“.

La situazione attuale, sostiene l’executive director dell’associazione giocatori, é dovuta soprattutto alla posizione assunta dalla nuova generazione di proprietari.

Da 6 o 7 anni – dice– c’è un nuovo gruppo di proprietari che hanno pagato per le loro franchigie e ora, tutto sommato, vogliono tenere i piedi al caldo…“.

Il primo incontro tra le parti, come riferimmo lunedì, é andato molto male: le parti sono rimaste molto distanti tra loro.

Deve succedere qualcosa -dice Hunterche entrambi possiamo usare come leva per salvare la faccia“.

NBA, niente di fatto nel primo incontro tra giocatori e proprietari franchigie

Un nuovo incontro, ore e ore di discussione, ma ancora un nulla di fatto. E molto probabilmente si andrà avanti così a lungo. I proprietari delle franchigie NBA e i rappresentanti dell’associazione dei giocatori si sono riuniti ieri per la prima volta dall’inizio del lock-out a New York, restando ognuno sulle proprie posizioni come ha spiegato Derek Fisher.

“Ci troviamo una situazione strana – prosegue il playmaker dei Los Angeles Lakers, presidente dell’associazione dei giocatori -. Il commissioner Stern e la NBA stanno cercando di articolare qualche stratagemma per permettere la chiusura delle trattative, ma in realtà le proposte che ci arrivano sembrano andare in tutt’altra direzione. Comunque continueremo a lavorare, a incontrarci e a discutere, ma per il momento siamo ancora molto, molto lontani dal trovare un accordo. Non ci sono stati progressi finora, c’è ancora una distanza enorme fra le nostre posizioni”.

D’altronde, nell’ultimo anno le franchigie hanno perso 300 milioni di dollari, una enormità che va a sommarsi a quelle iniziate dal 2005, l’anno in cui venne firmato il contratto collettivo scaduto a fine giugno. Quale dunque la soluzione? Introdurre un salary-cap “hard” inflessibile, dare un bel taglio agli stipendi dei giocatori, ridurre la durata massima dei contratti e ridistribuire gli utili in diversa maniera: ai giocatori, al momento, va infatti il 57% del totale, una cifra che dovrebbe ridursi al 40% nei prossimi 10 anni. La proposta dell’associazione dei giocatori, per ora, è quella di ridurre la quota al 54.3%, per una perdita di 100 milioni di dollari all’anno, un’offerta che David Stern ha definito per ora molto “modesta”.

Ok dalla Fiba, in Europa arrivano le stelle della NBA

Il regime di lock out sblocca i cestisti della Nba che, fino a risoluzione positiva della vicenda che sta tenendo in pausa il campionato di basket americano, hanno la possibilità di accasarsi altrove. E’ infatti arrivato il via libera per l’arrivo in Europa dei tantissimi giocatori della Nba: questo, recita l’informativa che è stata resa nota nelle scorse ore, almeno fino a quando ci sarà il lockout. Con una nota ufficiale, la Fiba ha confermato che

approverà il trasferimento dei giocatori sotto contratto con la Nba che decidono di giocare per i club dei campionati affiliati alla Fiba durante la serrata“.

Il che equivale a garantire ancora maggiore lustro ai campionati in svolgimento all over the world. I tifosi e gli appassionati di basket, in questo modo, potranno iniziare a sognare in grande. Vedere campioni del calibro di LeBron James, Kobe Bryant, Derrick Rose e compagnia calcare i parquet dei palazzetti d’Europa – perchè no, quelli italiani – non è più situazione che rasenta l’onirico ma realtà vera e propria.

I giocatori saranno dunque liberi di firmare con i club che più preferiscono, ma nel cui accordo sia prevista la clausola che debanno tornare subito negli Stati Uniti una volta che il lockout sarà finito. Per quanto concerne le assicurazioni, toccherà ai giocatori e ai club europei che vogliono ingaggiarli trovare la giusta intesa.