Play off Nba Miami e LeBron James volano, Anthony non basta ai Knicks

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Con San Antonio, Oklahoma, Indiana passa  dunque anche Miami che risolta la formalità con New York (13 sconfitte su 14 nei confronti diretti)  apre domenica la serie dei quarti di finale contro i Pacers, mentre  da stanotte al termine del week end si decideranno le altre quattro squadre. La griglia dei playoff per i quarti è la seguente: San Antonio c.vinc. Clippers-Memphis;  Oklahoma c.vinc.Lakers-Denver;  vinc. Chicago-Filadelfia c. vinc. Atlanta-Boston; Miami-Indiana.

Sempre più lanciato verso il trofeo di MVP della stagione LeBron (la star di Akron, Ohio, di cognome fa James)  ha giocato una tipica gara delle sue, di basket totale, un’ipotesi di “tripla doppia” 29 punti, 8 punti, 7 assist, 2 recuperi. E gli hanno fornito assistenza  Bosh e Wade, 19 punti per entrambi, oltre al sempre più convincente Mario Chalmers (10 punti e 6 rimbalzi) e con due cambi preziosi quali Mike Miller e Shane Battier, bravi a puntellare la squadra nel tiro da 3 punti, il  tallone d’Achille della squadra che prenderà i favori del pronostico se  all’Est va fuori Chicago. Miami ha superato per la terza volta i 100 punti contro i Knicks  nei quali ha avuto evidentemente troppo fiducia Mike Woodson.

Non smetteremo mai di ricordare, in questi nostri specials sui playoff più spettacolari al mondo, che poco prima di entrare in campo nell’infelice gara1, il coach  si lanciò in un proclama troppo ambizioso per una squadra in fondo solo riaggiustata nei rapporti  dopo l’addio di Mike D’Antoni per l’ammutinamento di Anthony, con Lin fuori per il ginocchio e al suo posto un  regista del secondo livello, quale Baron Davis. Difatti il coach arrivato ai Knicks per i buoni uffici del suo amico Ista Thomas fu subito ripagato da una sconfitta di 33 punti, e soli 67 punti dell’attacco.

E’ seguita una discreta reazione in gara2, quella dell’autodafè di Stoudemire  che  si ferisce sfondando il vetro antincendio con uno pugno per la rabbia, e purtroppo  un’altra notte delle streghe in gara3 al Madison, con 70 soli punti che dimostrano la debolezza dell’attacco che vive solo dei guizzi di Carmelo Anhtony costretto a segnare 41 punti per portare a casa la vittoria della staffa. Ma New Yor non supera mai i 94 punti, ne segna  80 punti di media, e va fuori come  la formazione meno produttiva di questi playoff, con la scusante che oltre all’assenza di Lin nelle ultime gare ha perduto anche Baron Davis (operazione al ginocchio)  e costretta a ripiegare sul terzo regista, un Mike Bibby a fine carriera.

Unica consolazione di questa stagione per la franchigia della Grande Mela, l’entusiasmo che ha portato il marziano asiatico Jeremy Lin e l’arrivo di Tyson Chandler, una perdita pagata cara dai campioni di Dallas, miglior  difensore della stagione ma sottoutilizzato da una squadra perimetrale, come si è visto anche nella ultima gara, con ben 31 tiri di Anthony e  le apparizioni non sempre brillanti di JR Smith, uno specialista nel cui cervello hanno conficcato un microchip di una macchina da canestro. Peccato che, spesso, risulti difettosa, come la controprova nella gara d’addio che impone al Knicks molte riflessioni, a cominciare dalla decisione sulle capacità del coach perché Mike Woodson è certamente un uomo di Grunwald, il nuovo boss, ma ha suscitato perplessità dentro  la squadra e i tifosi. L’aver portato i Knicks ai playoff era il minimo, ma l’uscita di scena è stata deludente e occorre andare sul mercato.

Nell’ultima gara, New York ha cominciato ad avere problemi quando dopo gli 8 punti del primo tempo, il coach di Miami ha messo Mike Miller, mentre la saracinesca è stata calata definitivamente con la chiamata in panchina di Stoudemire al 5° fallo, al rientro ha commesso il 6° e hanno pesato anche le sue 5 palle perse, mentre Miami è andato al cuore di una difesa poco tecnica raccogliendo ben 34 tiri liberi, di cui 29 trasformati.

Preziosissimi, ripeto, Mario Chalmers in appoggio ai 3 tenori (6 rimbalzi per una guardia sono tanti) e per i 5 tiri pesanti dei due cambi Miller (3/5) e Battier (2/4) quando i Knicks con il marine Novak quasi in sciopero  hanno tentato di farsi sotto. “Ogni volta che ci siamo avvicinati a loro ci hanno puniti, bisogna dare credito a Miami”, questo il commento del coach sconfitto che, ben sappiamo, in fatto di previsioni, si è dimostrato un pessimo oracolo, mentre da parte sua Eric Spoeltstra, il coach con sangue filippino, fa sapere che “Miami esce   più forte da questa serie”. Se non altro, ragionando in fase di bilancio del primo ostacolo superato,  ha vinto almeno una volta in trasferta contro una squadra da playoff, cosa raramente accaduta durante la stagione.

L’altro match ha confermato di essere una specie di sfida rusticana, tanto che si sono già contati ben 19 falli tecnici, 12 per i Clippers e 7 per i Grizzlies che hanno battuto la vera rivelazione della stagione grazie ai 23 punti di Marc Gasol, alla doppia doppia di Zach Randolph capace di giocare come ai tempi migliori nella serata incerta sia del cecchino Gay che di due cambi solitamente sicuri come OJ Majo (1/6) e Speights (2/6).

Nella battaglia di nervi di una partita già segnata col 36-22 del primo quarto è scomparso DeAndre Jordan, 211 centimetri di inconsistenza il centro texano dei Clippers che in 18 minuti ha segnato solo un tiro libero, mai ha toccato palla e  incapace di portare un solo rimbalzo. Serata da Guinness dell’orrore  per un gigante che già viaggia con 4 punti e 5 rimbalzi a gara, facendo rimpiangere un centro lavoratore come Kaman ceduto a New Orleans.

Per la squadra di Vinnie Del Negro il  guaio maggiore, alla vigilia di gara6, riguarda tuttavia  la condizione di Chris Paul,l’eroe del successo nell’overtime nella gara precedente con 27 punti e 8 nelle battute decisive, e Blake Griffin che hanno finito  in panchina. La miglior guardia della stagione (19 punti) per un problema all’inguine, mentre  per l’uomo di gomma  la diagnosi è un risentimento al ginocchio, problema non nuovo nella sua carriera. Riuscisse a passare il turno è facile immaginare quale sarebbe la sorte dei Clippers che hanno pagato nella dura gara di Memphis anche la frattura alla mano di Caron Butler, titolare con l’uscita di scena a inizio stagione di Chauncey Billups. Questo  spiega il 2 su 10 di Butler  nel tiro nella serataccia di Memphis dove la fortuna ha tolto ai Clippers tutto quanto aveva regalato nella doppia vittoria di un punto.

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