Gallinari fa tremare i Knicks, Artest rovina D’Antoni

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Con 21 punti, 9 rimbalzi, 9 liberi rivaleggia con un Anthony determinato (34 punti), e Denver perde il comando delle operazioni quando Karl lo lascia in panchina. Bergnani 12 punti e nessun libero, i Raptors beccano 15 punti nel 4° tempo.

Un Gallo spettacolare,  da combattimento , fa tremare  nel 3° quarto (16 punti, 23 alla fine)  i Knicks che nel loro Madison  devono sudare le sette camicie  per evitare la prima sconfitta aggrappandosi al rientro di Melo Anthony (34 punti dopo le due gare fuori per una ferita a un dito) e alle unghie e al cuore dell’eterno Jason Kidd (17 punti, record stagionale per il nonno della regia). Andrea Bargnani, ormai  “Mister Indifferenza”  più che Mago, partecipa invece con 12 punti (33 minuti, 5/15, 2/5 da 3, 0 liberi, 2 rimbalzi, 2 assist) alla sconfitta n.11  nelle ultime 12 gare maturata  col solito crollo finale (10/25 nel 4° tempo) contro i Clippers. No, pardon,  contro le scatenate riserve della squadra di Vinnie Del Negro il quale alla sua seconda stagione sta acquisendo personalità,  e per vincere la sesta partita consecutiva  decide di mettere  in panchina i titolari nel 4° tempo, come aveva fatto nella gara precedente con Phoenix.

Se Sparta piange, Atene non ride. L’ex azzurro Mike D’Antoni, che pochi ricordano aver vestito la maglia della nazionale, incassa allo Steaple Center contro Utah  la sua settima sconfitta contro 4 vittorie in un mese. E di amarezza in amarezza vede sgretolarsi il suo sogno di rimettere in sesto i mitici Lakers dopo il licenziamento di Mike Brown. E questo per una serie di ragioni, come si capisce adesso,  non esclusivamente tecniche. Pesano ovviamente gli  infortuni dei due play Nash e Blake e la tendinite al ginocchio di Pau Gasol (forse di natura…psicosomatica essendo dato  partente per Minnesota che  smentisce, più probabile piuttosto uno scambio con i Raptors per Bargnani e Calderon) e altri fattori intervenuti nel frattempo. Vedi da ultimo l’allegra serata di sabato notte a Las Vegas di Ron Artest (alias Metta World Peace)  per assistere a un match di pugilato. Un viaggio che  lo ha sfibrato a tal punto da non recuperare le forze e sembrare una larva di giocatore nei 22 minuti che il suo coach gli ha generosamente regalato osservando oltre alla difesa molle,  la sua casella vuota alla voce rimbalzi e assist, e lasciando il campo   6’ dalla fine con un air-ball. La cornice di una partita che gli costerà cara.

Dopo il danno, anche la beffa, perché i migliori del turno del 9 dicembre per dire quanto poco valga  statistica in certe situazioni,  sono proprio tre Lakers, Kobe Bryant alla voce punti (34, con 12/14 dalla lunetta), Dwight Howard alla voce rimbalzi (16) e Chris Duhon alla voce assist (11, record stagionale più 12 punti per il play subentrato all’acerbo Morris che, a sua volta, è riuscito nuovamente nell’impresa di non  segnare un canestro) .

Di fronte a questa disfatta, anche l’equilibratissimo e competente  cronista della NBA, dopo l’ennesimo ko casalingo contro Utah, non ha trattenuto l’ironia  riguardo il  lavoro di Mike D’Antoni autore di una incredibile contro-metamorfosi dei Lakers che sembrano sfuggirgli di mano, vedi il comportamento di Artest: “The offense for the Lakers was expected to resemble a Ferrari once Mike D’Antoni took over as coach four weeks ago, then the Jazz have morphed into a jet airplane”.

Traduzione: “Quando quattro settimane fa D’Antoni è arrivato, l’attacco dei Lakers doveva diventare una Ferrari, invece ha  trasformato gli Jazz in un aeroplano”. Spiegazione sintetica e sibillina  di Mike: “Nella mia squadra  troppi giocatori vogliono la palla” (“We have too many guys that will take a possession off.”

A due giorni dai 131 punti rifilati ai Raptors, i mormoni  di Tyrone Corbin, il coach che in pieno inverno sfoggia un abito chiaro, si ripete allo Staples Center, e i 117 punti sono la somma di una partita davvero spettacolare. I Lakers già battuti a Salt Lake City sono stati travolti sul loro campo  (19 contropiedi contro 4, 54 punti in area contro 34!). E non per mano dei bigs, il play Mo Williams, il cecchino Millsap e il centro Jefferson, ma  ha subito anche con le seconde linee, Gordan Hayward, la freccia Tinley, il molleggiato Carroll e il  21enne gigante turco Kanter che si è ripetuto (14 punti, 6 rimbalzi)  dopo essere stato lanciato con successo (18 punti, record personale) per la prima volta  starter con i Raptors.

Per la cronaca, il gioco squilibrato dei Lakers è confermato dai 14 liberi di Bryant sui totali 18 dei Lakers contro il 21/27  frutto delle percussioni continue di ben 6 giocatori degli Jazz e della difesa slabbrata.

Gallinari stava per ripetere lo show Memphis e  lasciare la propria impronta, come l’anno scorso, al Madison dove si né capito che era un giocatore a vero, anche se è stato sacrificato per Anthony che ha dalla sua oltre alla bravura anche altri ragioni perché la Grande Mela è la sintesi della Torre di Babele, e Business is Business.

Il lodigiano  ha lasciato molti estimatori, tanto da  essere chiamato familiarmente Gallo. Sotto la sua spinta, nel  3° tempo da star, portando avanti palla, mettendo i gomiti contro i quelli di Anthony in una serata in cui era immarcabile e ha segnato nel finale di prepotenza i 3 canestri decisivi, i Nuggets sono andati a +8 (80-88).  George Karl che tradisce le sue origini tedesche, come da suo copione l’ha tenuto in panchina all’inizio del 4° tempo. Errore,  il vantaggio è evaporato, la squadra si è scollata essendo Iguodala una mezza star che manca di carisma e raziocinio quando c’è da leggere il gioco (5/12 e 5 perse, quasi il 30% del totale)  per 5 minuti buoni Denver non ha segnato e  con Ronnie Brewer, autore di canestri importanti, i Knicks hanno preso il comando (92-88, 12-0).

Il Gallo è tornato in campo nella peggiore delle situazioni con un air-ball, ma poi ha tentato di ricostruire il morale della squadra e il gioco, è stato il miglior rimbalzista (9 palloni) e il più pericoloso (9 liberi) della squadra e ha tirato bene da sotto (5/6 da sotto, 1/5 da 3)  e  subito in entrata un fallaccio di Anthony punito con un tecnico e con una giocata da 3 punti,  fallo subito da Kidd in area,  ha tentato di ricucire  il distacco, 95-99, ma poi  un 5-0 dei Knicks ha determinato il break decisivo, un tiro da 3 di tabellone di Iguodala  alla fine  ha evitato il peggio e alla fine, a lavoro eseguito, Anthony ha chiuso con due padelle perché Gallinari non l’ha mollato un secondo e Lawson perso una palla d’oro per tentare di riaprire una gara che si è decisa per il 22-32 degli ultimi 12 minuti.

La NBA si lascia alle spalle la prima settimana di dicembre con due records prestigiosi di  Jamaal Crawford, acquisto indovinatissimo anche se la svolta contro i Raptors è arrivata dalla trottola Bledsoe, un altro emergente. Il Miglior Sesto Uomo di questa stagione ha chiuso con 58/58  con 2 liberi sbagliati nel 2° quarto firmando però  la 35° giocata da 4 punti (tripla e tiro libero).

Oklahoma ha raggiunto gli Spurs come miglior record (17/4 per l’81%),cammino parallelo per le due bigs della Western Conference che filano come schegge (9/10) mentre ci sono incagliate Raptors e Cavaliers (9 sconfitte nelle ultime 10 gare) e scendono a sasso Charlotte (la cenerentola della NBA)  e Phoenix alla 7ma sconfitta consectiva, mentre la maglia nera è Washington che almeno può vantarsi di aver battuto i campioni di Miami.

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Risultati domenica 9 dicembre: LA Clippers-Toronto 102-83 (19 B.Griffin, 7 D.Jordan + 10 ri; 24 DeRozan, 17 Kleiza, 4/5 da 3, 11 A.Johnson + 12 ri, 8 Bargnani),  Brooklyn-Milwaukee 88-97, Oklahoma-Indiana 104-93, New York-Denver 112-106 (34 C.Anthony, 17 Kidd + 7 a, 15 T.Chandler + 12 ri; 23 T.Lawson, 21 Gallinari + 9 ri);  Phoenix-Orlando 90-98, LA Lakers-Utah 110-117 (34 K.Bryant, 12 Duhon + 11 as, 11 Howard + 16 r; 24 Millsap, 22 Mo.Williams, 14 A.Jefferson + 11, 47 punti la panchina)

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