Nba, da Los Angeles parte la sfida alle big

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Otto gare nel corso della regular season Nba del 29 gennaio: vincono on the road Lakers e Clippers,grazie a LeBron Miami vince la supersfida con Chicago. La serie di Denver senza  Ty Lawson finisce in casa contro Paul e c., non basta il solito Gallinari. Sorpresa: senza Bargnani, Toronto vince sul campo dei Nets.

Nell’ultima domenica di gennaio mi smentiscono le due californiane che dopo 33 giorni dall’inizio della short-season della NBA avevano vinto una sola volta in trasferta. E cioè  al pari (1/7 per i Lakers, 1/4 per i Clippers) di  squadre deboli (1/9 Detroit, 1/10 Charlotte). Con una superba partita di Kobe Bryant (35 punti, 5/9 dall’arco, 14 rimbalzi) e di Pau Gasol (con 28 punti e 6 rimbalzi risponde a chi ha espresso riserve sulla capacità dello spagnolo tenere il ruolo di centro, in realtà ci voleva per lo showtime  un collante che fa  anche punti, come  Chris Paul nel posto di Derek Fisher) senza dimenticare Bynum (21 punti) la squadra di coach Brown  mette tutta la sua esperienza e grinta nell’Arena dell’emergente  Minneapolis.

Finisce invece  con un verdetto amaro più che ingiusto  per i Lupi che dominano ai rimbalzi (52 a 41), con Kevin Love ancora una volta double-double machine (33 punti, 13 rimbalzi) imbeccato da Ricky Rubio (8 assist) il quale  però non possiede ancora fermezza al tiro (2/13), cosa che può capitare a un ventenne europeo, che fungeva da smistatore con allenatori micragnosi,  scaraventato nella NBA con grandi responsabilità. Ma dopo Kirye Erving la miglior matricola fino ad oggi,  è uno dei primi 5 assist-man e il beniamino del pubblico delle twin cities.

Per quanto riguardano le big, Dallas strappa per un sol punto il successo su San Antonio di Tony Parker grazie all’eccezionale rendimento di uno dei veterani, Jason Terry, 34 anni, 1,88, il quale  entrato come 7° giocatore segna 34 punti, totale 69 nelle ultime 3 gare (17 Minnesota, 18 Utah). Importante  fra i campioni il ritorno, dopo uno stop cautelate di 4 gare per  il ginocchio ammaccato, di  Dirk Nowitzky con una “doppiola”  decisiva (10 punti, 13 rimbalzi). E grazie al soffertissimo successo, Dallas che aveva iniziato male la stagiopne  arriva per la prima volta in cima nella Southwest Division.

Intanto Houston  di coach McHale s’infila al 2° posto affiancando San Antonio  che paga le 8 sconfitte esterne (scusante parziale: vogliamo parlare dell’assenza di Manu Ginobili per la frattura della mano?) mentre i  Grizzlies in pochi giorni  si trovano dal 1° al 4° posto,  pur  avendo dimostrato una crescita importante: Marco Gasol viene indicato fra i primi 5-6 centri della Lega e il montenegrino Nikola Pekovic, il più completo centro europeo, è tornato in 5° a dargli una mano sotto canestro .
Ultima fumata nera di una settimana da dimenticare al più presto per Orlando, dove Dwight Howard è solo contro tutti (anche contro la sua notoria idiosincrasia dalla lunetta) con 4 su 14, una delle cause del mediocre 44% della sua squadra e della sconfitta contro Indiana, la terza assieme a quelle con Boston di questo fine gennaio. E’ chiaro che la franchigia della Florida non è da titolo, e che i boss valuteranno due strade: o rafforzarla o cedere il  suo supercentro (Howard), ringiovanire la squadra guardando al futuro con un’operazione simile a quella che l’anno passato portò Anthony ai Knicks e Gallinari a Danver.

Boston che aveva fatto cose leggendarie senza 3 titolari (Rajon Rondo, Ray Allen e il centro O’Neal) perde in casa di 1 dai Cavaliers del 20enne Irving che nella NBA si è accasato a pieno titolo, alla faccia di quelli che non lo credevano capace di reggere il ruolo di n.1 del draft. Nello scontro più atteso Miami (15/5) ha respinto l’assalto di Chicago (17/5) che tuttavia resta al 1° posto all’Est  per la miglior percentuale. LeBron fa faville (35 punti, 11 rimbalzi, 5 assist) ed è lui il MVP di questa prima fetta di stagione contro il MVP 2011-2013 Derrick Rose il quale chiede scusa alla squadra per aver forzato nel 2° tempo (11 errori su 18) e non mette l’accento sulle  condizioni poco ideali  di salute (infiammazione al gomito e distorsione dell’alluce). Col ritorno di Wade (15 punti) Miami riattiva il suo formidabile trio che l’ha portato a contendere l’anno scorso  ai Mavs l’anello, e risponde anche  Bosh (24) sempre puntuale.

Tornato Chris Paul, l’ex guardia degli Hornets ha dimostrato di poter essere il giocatore del salto di qualità dei Clippers, anche se il peso dell’attacco in questo momento poggia più su Billups, vedi la grande partita di Denver, con 32 punti. Paul ne ha segnati 25 e l’emergente Blake Griffin 17. Denver dopo i 10 giorni magici e il 6-0 ha perso nuovamente per un soffio la grande occasione per salire  definitivamente al piano di sopra. Per la statistica  è  la terza squadra in assoluto, la seconda dell’Ovest,  gioca bene, diverte, vanta il miglior attacco  ma non ha difeso benissimo contro i talentuosi Clippers  nonostante Danilo Gallinari abbia dimostrato di essere il prezioso tuttofare (17 punti, 5/14 al tiro, 2/4 da 3, 5/6 dalla lunetta, 7 rimbalzi, 2 assist). Continua a sorprendere fra gli azzurri delle Montagne Rocciose  il “vet” Miller (10 assist) che ha però pagato la stanchezza per l’assenza di Ty Lawson (distorsione alle caviglia).

Per finire, contro Atlanta in casa  Marco Belinelli dopo 12’ ha lasciato il posto di titolare degli Hornets in un pomeriggio poco felice (4 punti, 2/6 al tiro, un solo tiro da 3 sbagliato, 1 fallo, 1 recupero e basta) e dopo la bella vittoria del giorno precedente si è evidenziata l’assenza di Eric Gordon, mentre il tedesco-americano Rich Kaman preparate le valigie aspetta di sapere la nuova squadra.

Sorpresa di Toronto che dopo aver vinto coi Phoenix nella sua trasvolata Usa si è ripetuta nettamente contro i Nets (+18) a loro volta in ripresa con Andrea Bargnani ancora fuori (8.a gara totale) per il riacutizzarsi del problema al polpaccio sinistro. Mancava anche Leandro Barbosa, il cambio sicuro per i punti. Dwayne Casey ha avuto ragione schierando il quintetto piccolo, felice la mossa di far debuttare Jarryd Bayless (17 punti, 6 rimbalzi) spostando De Rozan ala piccola. Sotto il micidiale fuoco della sua banda bassotti, con i due Johnson a completarlo starting-five, Toronto ha vinto nettamente nel New Jersey  festeggiando il 7° successo (13 sconfitte ma onorevoli). Immarcabile DeMar DeRozan (27 punti, 11/13, 11 tiri liberi su 16); hanno portato punti il lituano  “Linus” Kleiza e  Calderon  ha sfiorato la doppia (10 punti, 9 assist) nella bella domenica degli spagnoli.

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