Daniel Hackett quarta star del basket italiano

IL PUNTO – Il play azzurro ispira la rimonta che prende di sorpresa la capolista Cantù, assomiglia sempre più a Carlton Myers e guarda alla NBA

  • Il campionato va, il volo di Cantù è brevissimo,  dura meno di una settimana e dopo virato alla terza giornata al comando in solitario a 30 anni di distanza perde la testa in diretta Tv, compreso il suo allenatore punito con un tecnico per un  bel“bestemmione” tondo tondo (repetita non juvant…) contro una Scavolini che sta giocando un’ottima pallacanestro nel festival del “casino organizzato” (ovvero il pick ad roll imperante).
  •  Altri tempi rispetto a 30 anni fa, altra squadra, altro basket antropologicamente made in Italy e non la porta girevole di un Barnum che manca di uno stile  proprio e ha preso la scorciatoia  perché, come diceva Machiavelli, il fine giustifica i mezzi. Siena ha fatto scuola costruendo la sua fortuna grazie anche alle italianizzazioni  (ma quelle per matrimonio) di Stonerook e Eze, oggi i modesti Diogene del basket italiano vanno alla ricerca del lanternino del giocatore comunitario, c’è un fiorente mercato  nato all’Est, ti danno un passaporto e qualche decina di migliaia di euro ed eccoti trasformato in  un cittadino della generosa Comunità Europea.
  • L’ultimo in ordine di tempo è Andre Collins che dopo aver giocato a Ferrara e Bologna oggi è l’ispiratore dei successi di Caserta, unica squadra imbattuta fra le prime 6 che guidano la classifica. Come già altri connazionali, Ibrahim Jaaber e Jeff Rowland,  il cecchino americano, uno dei tanti errori della Virtus Bologna,  giocherà per la Bulgaria che, guarda caso, ha come presidente un ex casertano quel Georgi Glouckov  che portava legna ai trempi di Oscar e  ha voluto fare un regalo alla formazione che gli ha dato la possibilità di fare una bella carriera quando un giocatore bulgaro era considerato un manovale del basket,  con tanti bravi americani in circolazione.

VIDEO A1 Cantù – Pesaro 66-71: Dalmonte e le due partite

Luca Dalmonte, coach della Scavolini Pesaro, analizza la gara vinta dai suoi contro una Bennet Cantù che ha saputo mettere all’angolo i marchigiani solo nel corso dei primi dieci minuti di gioco. L’esordio del tecnico è significativo: nel 66-71 finale ci sono due partite. Quella che è durata 10′ – e nel corso della quale Pesaro ha fatto solo fatica e figuracce – e l’altra.

L’altra che è persistita la bellezza dei 30′ successivi. E lì. Alla Scavolini è riuscito di affinare una zona perfetta. In difesa non scappava niente, in attacco le percentuali al tiro sono cominciate a salire fino a lasciare nel dimenticatoio quelle scialbe prestazioni con cui gli ospiti si erano presentati al cospetto dei capoclassifica. L’intervista a Dalmonte è un resoconto sincero di quanto visto su parquet:

“Fossi un altro – dice il coach nei primissimi istanti del suo intervento – vi direi che la pausa ci ha danneggiato. Cazzate: la veriità è che nella prima parte, Cantù ci ha messo in enorme difficoltà. Ma poi…”.

Basket A1 4a / Pesaro, che Cavaliero: lezione a Cantù

Basket serie A1 quarta giornata:
Bennet Cantù-Scavolini Siviglia Pesaro 66-71
(23-13; 37-27; 50-47).

Cantù issa bandiera bianca di fronte a una Scavolini che bella così – forse forse – nessuno si aspettava. Eppure la Bennet, che chiude con un ultimo quarto da dimenticare – aveva iniziato nella maniera più congeniale: il 66-71 con cui i marchigiani di Dal Monte hanno sbancato la Lombardia, nei primi dieci minuti di gioco, era difficilmente preventivabile.

Infatti, pronti via e gli ospiti paiono uno sparring partenr assai diverso da quello che aveva messo ko l’Armani Milano: il meno 8 immediato che i canturini rifilano a Hickman e compagni non pare altro che la dimostrazione di forza di una squadra determinata a conservare la vetta solitaria della graduatoria. E Pesaro, va detto, ci mette del suo: per una retroguardia inguardabile, per una percentuale al tiro che non arriva al venti per cento (3/13 da tre e 1/6 da due), per una qualità di gioco che in cinque minuti consente a Cantù di portarsi avanti di +10 (12-2).  Micov e Markosishvili (chiudono entrambi con 12 a referto) sfondano a piacere, per Pesaro il solo Cavaliero (7 punti in 10′) è uno scudo ovviamente poco funzionale alla causa.