Nba, supercontratto per Danilo Gallinari

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Undici gare nel corso della regular season Nba del 16 gennaio: sconfitte per Chicago, Boston, New York e Toronto. Il big match tra Lakers-Dallas va a Kobe Bryant. Entro il 25 operazione rinnovo per la classe 2008: Danilo Gallinari è fra i big con Kevin Love (Minnesota) e Russel Westbrook (Oklahoma). Per il Gallo si parla di 50 milioni per 5 stagioni.

Dopo i colloqui di fine settimana fra il suo agente Arn Tellem e i NuggetsDanilo Gallinari metterà nei prossimi giorni la sua firma sotto un contrattone, probabilmente poco sotto i 50 milioni di dollari, il tetto raggiunto da Andrea  Bargnani perché i centri strappano cifre maggiori, come dimostrano i  60 milioni che i Bulls danno a Joaquin Noah nonostante i 6,7 punti per gara e i 6 soli nelle ultime due uscite. Il 25 gennaio scade infatti il termine per i rinnovi  (extensions) della classe 2008 (l’anno del draft), quella di Derrick Rose fino ad oggi l’unico ad aver depositato in banca il contratto da 94,5 milioni legittimato con il titolo di MVP della stagione passata e il ruggente inizio di quest’anno.

Fra i 30 giocatori del draft,  solo 3 sono fuori dalla NBA, gli altri 26 sono in caccia di un buon contratto. Secondo gli esperti  però 3 giocatori solo potranno strappare un ingaggio da big, e fanno i nomi di Kevin Love, double-double machine di Minnesota, Russell Westbrook il cui impatto sui successi di Oklahoma che lunedì notte ha strappato la leadership (13/2)  a Chicago, e il Gallo di Denver che ha risposto alla fiducia di George Karl.

E’ il prodotto-Armani il giocatore più regolare e carismatico di una squadra fra le più divertenti che ha saputo battere Miami anche se  gettato al vento  una favorevolissima occasione nell’ultima gara con Utah. Peraltro prova del nove per comprendere l’importanza del lodigiano, con 18 punti e 12 liberi su 12. C’è la crisi economica, i proprietari escono malconci  dallo scontro del lock-out che ha prosciugato le loro tasche, per cui la tendenza è di andare sul sicuro per le extensions di un’annata senza veri big-man.

Non solo  niente follie ma nessuna scommessa, magari cercando di stare sotto lo standard, come per i 22,5 milioni che Portland ha versato  la stagione scorsa a  Jared Dudley che probabilmente potrebbe diventare una soglia di riferimento  per contratti più ragionevoli in attesa di  tempi migliori anche per l’America. Fra una settimana, il 25 gennaio, scade dunque  il termine e  sono sulla graticola come giocatori come Michael Basley, il n.2 di quell draft che a Miami non è esploso, o Roy Hibbet, JaVale McGee, Eric Gordon (arrivato a New Orleans  per l’affare Paul-Clippers, si tratta della guardia della nazionale Usa campione del mondo 2010  che ha giocato solo poche gare causa un infortunio al ginocchio  rimpiazzato discretamente da Marco Belinelli, salvo un paio di seratacce come l’ultima), o Oj Majo. E qui si parla delll’affare alla rovescia dei Grizzlies che  preferì Mayo a Kevin Love l’indiscussa star di Minnesota.

Si legge che “stanno andando bene” i colloqui fra  i Nuggets e Gallinari, n.6 del draft, stretto fra Love (5) e Gordon (7). La franchigia delle Montagne Rocciose  si è mossa bene sul mercato. Aveva fatto un sacrificio cedendo il 22 febbraio di un anno fa Carmelo Anthony ai Knicks perché “Melo” non era felice, e deciso di puntare su Gallinari. E’ successo poi che Wilson Chandler abbia preferito la Cina a Denver e che il Gallo abbia risposto alla grande,  da qui è scattato il progetto del rinnovo del brasiliano Nenè, mezzo centro dal fisico esplosivo, e la guardia Arron Afflalo allo scopo di creare un trio futuribile.

Per quanto riguarda gli altri due europei classe 2008, sono in rialzo le quotazioni di Nicholas Batum (n.25) che con 19 punti a New Orleans ha ripreso slancio dopo un inizio difficile, mentre si è ridotto il minutaggio dell’americano  Kostas Koufos  (n.23), pilastro della nazionale greca, che ha però dalla sua i 212 centimetri. Lunedì si sono giocate 11 gare con 4 successi esterni di Houston, Orlando, Portland e Oklahoma che ha allungato la striscia (7 vittorie) e ripreso  il volo approfittando dello stop  di Chicago a Memphis dove Derrick Rose dopo il riscaldamento  è rimasto in panchina per un infortunio al dito del piede e coach Tom Thibodeau  si è sentito offeso dalla difesa. Non aveva tutti i torti, visto Noah andare a farfalle. Il fatto è ancora più grave perché all’andata Chicago aveva vinto di 40 punti, stanchezza a parte dopo ben 6 gare in 9 giorni l’ha presa un po’ alla leggera.

Orlando ha vinto al Madison  più con i 30 punti e 7 bombe di Ryan Anderson che con Dwight Howard (8 punti, 10 rimbalzi)   riaprendo la crisi di New York che con la quarta sconfitta va sotto il 50 per cento (6/7). Solo 143 punti totali, un punteggio da  Spaghetti league italiana nell’attesissima rivincita della semifinale della Western Conference dello scorso anno con la quale Dallas spazzò via i Lakers gettando le basi per il titolo. In una serata difficilissima dopo aver viaggiato a una media di 43 punti nelle ultime 4 gare, Koby Bryant  ha pagato la stanchezza e l’ottima marcatura (da qui il 7 su 22, e un solo libero) e i Lakers con un orribile 1-10 dall’arco e sovrastati ai rimbalzi nonostante Andrew Bynum (17 punti e 15 rimbalzi) hanno vinto  con un tiro da 3 a 9” dalla fine di Derek Fisher, il presidente dell’Associazione Giocatori.

Notoriamente un giocatore che segna col contagocce ma dalla forte personalità. Molti applausi per il ritorno con la maglia di Dallas di Lamar Odom, uno dei Lakers degli ultimi 2 titoli e pilastro del Dream Team Usa ai mondiali. All’altezza della sua fama Dirk Nowitzky (21 punti e 7 rimbalzi) vincitore del duello europeo con Paul Gasol. Dallas era riuscita ad andare avanti di 7 punti permettendo ai Lakers i 7 punti nel 3° tempo, nel quarto è andata sotto di 10, è riuscita a raggiungere  i Lakers sul 70 pari  sbagliando con Vince Carter il canestro del supplementare.

Questo nonostante Brendon Haywood abbia fatto un torto al suo fisico e al cognome segnando solo 1 punto (3 tiri sbagliati, 7 rimbalzi) e Jason Kidd abbia sbagliato ben 8 tiri da 3 punti. Bargnani ha saltato la terza gara consecutiva per lo stiramento al polpaccio,  priva anche del centtro titolare J. Johnson e di  Bayless  Toronto è riuscita ugualmente a stare in partita ad Atlanta grazie a Calderon e al brasiliano Barbosa. Kleiza stenta a riprendere il ritmo dopo l’infortunio. Atlanta ha vinto grazie a Josh Smith, miglior rimbalzista della giornata (15). Il top-scorer è stato con 38 punti John Wall, giocatore spettacolare che a dispetto del suo metro e 93 prende rimbalzi, riesce a schiacciare  a una mano con la difesa schierata.

Peccato che la sua squadra, Washington, abbia vinto solo una volta su 13 e sia la peggiore della stagione. Miglior assistman Raymond Felton (12, Portland). Chicago resta comunque ancora   la formazione che ha vinto più gare fuori casa (7 contro  6  di Oklahoma), i Lakers hanno vinto invece 1 sola volta (e San Antonio è ancora all’asciutto) e ha fatto meglio Toronto con 2, ovviamente quando schierava Bargnani (che ha migliorato il suo gioco, con 23 punti a gara)  mentre oggi  i Raptors sono arrivati a 5 sconfitte consecutive ma sempre onorevoli.

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