Nba, Patty Mills non fa rimpiangere Tony Parker: 34 punti per l’aborigeno

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Questa la griglia definitiva dei playoff che partono sabato 28 (prime 2 sul campo della meglio classificata,  Orlando e LA Clippers i sfavore di campo ma in vantaggio nei confronti diretti):

East: 1Chicago-8Filadelfia (2/1), 2Miami-7New York (3/0), 3Indiana-6Orlando (1/3), 4Boston-5Atlanta (2/1)

West: 1San Antonio-8Utah (3/1), 2Oklahona-7Dallas (3/1), 3LA Lakers-6Denver (3/1), 4Memphis-5LA Clippers (1/2)

Chicago e San Antonio hanno chiuso al 1° posto con la vittoria n.50 vincendo con le riserve, +31 per i Bulls contro Cleveland priva di Irving, Varejao e Casspi mentre i Suns a Golden State hanno fatto più fatica senza Ginobili, Parker e Duncan e l’infortunato Gary Neal (ex capocannnoniere del campionato italiano in maglia Benetton) richiamando Corey Joseph dalla D-League e approfittando della strepitosa serata della new star del basket australiano, quel Patty Mills che viene dalle terre dei nativi e che nel ruolo di Parker ha segnato 27 punti a Phoenix e 34  sul campo dei Warriors con 14/25 nel tiro, 2/2 da 3, 12 assist in 42 minuti. Scelto da Portland, è stato scaricato dopo una stagione e mezzo e preso dai Suns al momento del ritiro dell’esperto JR Ford ha giocato 16 partite con la sorprendente esplosione di questa guardia che giovanissimo ha lasciato le terre degli aborigeni per l’addestramento nel centro nazionale degli aussies a Melbourne e successivamente si è trasferito in America per giocare nel St.Mary’s, l’università dalla quale è uscito un certo Steve Nash. Mills che ha segnato 61 punti nelle ultime 2 gare esterne indosserà la maglia dell’Australia alle Olimpiadi, mentre un altro canguro illustre, Kyrie Irving, nato nella grandissima isola oceanica quando il padre faceva l’allenatore ha rifiutato la proposta per Londra preferendo, così ha detto, la chiamata per i Giochi di Rio de Janeiro.

Le due al top sono arrivate al record di 50/16, il 78,5 per cento di successi, con queste cifre: 38/10 vittorie-sconfitte  nella conference e 13/1 nella division, con 26-7 in in casa e 24-9 fuori per i Bulls e  35/13, 12/4, 28-15 e 22/11 per gli Spurs che avevano iniziato la stagione stentando e hanno finito alla grande grazie alle scelte di Gregg Popovic, il loro mentore, candidato al titolo di Coach of The Year.

Filadelfia ha perso (nettamente) a Detroit e lasciato il 7° posto ai Knicks preferendo affrontare nei playoff i Bulls, Washington ha chiuso una stagione tragica con 6 successi consecutivi, l’ultimo dei quali di 34 punti, già battuti pochi giorni addietro, anche se stavolta senza il suo trio James-Bosh-Wade ma recuperando Turiaf.  Denver ha difeso il suo 6° posto segnando 131 punti a Minnesota privo di Kevin Love e un’ottima gara di Javale McGee, il nuovo pivot e 15 punti del russo Mozgov, mentre Fernandeza è ancora fermo.

E’ anche un record quello delle sole 7 vittorie contro 59 sconfitte (23 consecutive nelle ultime 23)  per Charlotte, il club-materasso del povero Michael Jordan che non ha avuto il coraggio di farsi vedere sulla sua poltroncina e controbattere le testi di un gruppo che vuole riappropriarsi del nickname originario, quello degli Hornets. In precedenza la maglia nera assoluta era stata il 9/73 di Filadelfia nel ’72-73. Gerald Hendersen ha voluto sottolineare che “la squadra è migliore dei risultati” mentre Paul Silas, il coach, ha detto di non vergognarsi, “i ragazzi hanno dato tutto e subito molti infortuni”

Le ultime 13 gare hanno visto in campo le seconde linee, anche i Lakers hanno risparmiato Pau Gasol, Bynum e Kobe Bryant al quale servivano 38 punti per conquistare il titolo dei marcatori perso nelle ultime tre giornate in seguito all’infortunio al piede. Chissà come l’avrà presa, soprattutto dopo aver condotto dalla prima giornata e aver tenuto una delle migliori media dei suoi 15 anni di carriera. I Bulls non hanno fatto giocare Rose, Deng e Korver a vinto con 60 rimbalzi a 38, con l’ennesima doppia doppia di Joaquin Noah, 13 punti e 12 rimbalzi che sembrava fosse sul mercato per far posto a Dwight Howard finito invece sotto i ferri. C’est la vie…

Quella testa pazza di DeMarcus Cousin, dopo il successo coi Lakers ha polemizzato con i Kings (“non fare i playoff non è da me, voglio andare via”) e ha chiesto un posto nella squadra olimpica Usa alle Olimpiadi.

Dei 3 azzurri Danilo Gallinari sarà l’unico a giocare anche quest’anno  i playoff con Denver (6°, 38/28 West Conference). A Minneapolis ha segnato 17 punti in 27 minuti con 5/7, 7/8 dalla lunetta,3 rimbalzi, 2 assist, in stagione ha giocato  43 gare (40 starter) con 14,5 punti, 4,7 rimbalzi, 2,7 assist.  Marco Belinelli ha chiuso la seconda stagione  con gli Hornets (15° e ultimo posto con 21/45 West Conference) in quintetto con 9 punti in 16 minuti, 4/8, 4 rimbalzi, 2 assist, e un totale di 11,9 punti, 2,1 rimbalzi, 1,5 assist. Per Andrea Bargnani Toronto(23-43, 11° posto East Conference) aveva deciso lo stop definitivo a 5 giornate dalla fine, le cifre della sua stagione sono state queste:  31 gare (31 starter), 19,5 punti, 5,5 rimbalzi, 2 assist.

Risultati giovedì 26 aprile: Toronto-New Jersey 98-67, Detroit-Filadelfia 108-86, Boston-Meilwaukee 87-74, Washington-Miami 104-70, Charlotte-New York 84/104, Atlanta-Dallas 106-89, Chicago-Cleveland 107-76, Houston-New Orleans 84-77, Minnesota-Denver 102-131, Utah-Portland 96-94, Sacramento-Lakers 113-96, Golden State-San Antonio 101-107.

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