A Cantù Gerasimenko è allenatore e patron della squadra

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Il magnate russo ha messo i soldi necessari per risollevare le sorti della squadra di Cantù ma adesso ha un problema con il managment perché non vuole rinunciare a dire la sua anche su questioni tecniche. Diciamo che non è entrato in punta di piedi. 

I tifosi, diremmo anche giustamente, lo osannano perché ha salvato il club, si è comprato lo storico impianto del Pianella, ha intenzione di investire in maniera decisa: ci mancherebbe pure che venga condannato. Ma la sua voce in campo è eccessiva, o così appare al management tant’è che ne parla in questi termini la Gazzetta dello Sport:

Il problema è che Gerasimenko non si limita a fare il proprietario. Entra in questioni tecniche, la sua voce si sente durante i time-out, consiglia i giocatori su cosa fare in campo. Lunedì sera, nel posticipo contro Cremona, si è beccato un altro tecnico per la sua irruenza (stavolta in tribuna stampa, in una zona vicinissima alla panchina canturina, dove si è dato da fare abbastanza, come ormai è sua consuetudine). A fine gara, però, il tecnico Fabio Corbani, a precisa domanda sul perché avesse inserito Ross nella rosa dei giocatori al posto di Hasbrouck, si è affrettato a spiegare: «È una scelta della società, non mia, di cui ovviamente dobbiamo avere rispetto». Di fatto, Corbani ha voluto far sapere al «mondo» un disagio nello svolgere il suo compito con serenità. L’allenatore ha il diritto di convocare chi crede e di fare tutte le scelte più opportune per il bene dei club, ma se prima di preparare una partita deve aspettare il messaggio del proprietario che gli indica il nome del giocatore da spedire in tribuna, allora non ci siamo. E non è un mistero che lo stesso Corbani all’indomani di una richiesta di partecipazione all’allenamento da parte di Gerasimenko, si sia rivolto (parliamo di una decina di giorni fa) al sindacato allenatori, l’Usapp, per chiedere lumi sulla questione. Ieri pomeriggio, il tecnico è voluto tornare sull’argomento, probabilmente avendo capito di aver suscitato clamore con quell’affermazione e cercando, diciamo così, di non fare arrabbiare troppo il grande capo. «Vorrei chiarire bene il concetto, da qualcuno è stato un po’ amplificato e forse travisato. La mia risposta alla domanda su Hasbrouck è che è un diritto della società dare delle indicazioni perché si sta andando in una nuova direzione – ha spiegato nell’incontro con la stampa –, questo fatto è un diritto del club e noi cavalchiamo questa scelta. Compito dello staff è di far giocare il meglio possibile i giocatori che gli vengono dati».

 

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